Tra i pochi registi capaci di creare un universo proprio che obbedisce a regole cinematografiche del tutto peculiari, Wes Anderson è senz’altro uno dei migliori e dei più riconoscibili. Elemento fondamentale nella costruzione di questo universo è la musica, vettore insostituibile di emozioni e, nel caso del regista americano, anche di forme filmiche. Lo conferma il suo ultimo film, forse il suo capolavoro, Moonrise Kingdom musicato dall’onnipresente Alexandre Desplat.
Il grande musicista francese, autore solo quest’anno degli score – tra gli altri – di Un sapore di ruggine e ossa, Le 5 leggende e Reality, è alle prese con il mondo colorato, vintage, romanticamente straniato di Anderson e non solo gli regge il gioco ma lo amplia, fino a entrare con lui nel cuore dell’avventura infantile, del romanzo di formazione e del racconto d’avventura.
La musica (selezionata dallo stesso Desplat con Anderson) informa la struttura del film, che infatti si apre e chiude (sui titoli di coda) con Leonard Bernstein e la Filarmonica di New York e la Guida all’orchestra per ragazzi, con cui spiega ai giovani – in realtà a tutti gli spettatori – come si compone una sinfonia, nello specifico l‘Opera 34 del compositore (che torna anche col Carnevale degli animali), i temi e la fuga. La costruzione di una sinfonia rispecchia in molti casi quella di un film, e di questo in particolare, ma allo stesso tempo ne sottolinea il carattere umorale e appassionato, seppure in modi impassibili, del cinema di Anderson, spaziando dalla Sinfonia semplice di Britten al country di Hank Williams con Kaw-Liga, Long Gone Lonesome Blues e Ramblin’ Man, dal pop francese di Françoise Hardy (Le temps de l’amour) per tornare a Britten e alle sue diverse sfumature, prima col monumentale Noah’s Flood – un concerto per piccola e grande orchestra più coro, da eseguire in chiesa) – e poi col più infantile e colorato Songs from Friday Afternoon.
Il marchio di Desplat costeggia il film con la sua composizione originale, The Heroic Weather-Conditions of the Universe, suite in 7 parti che sottolinea ironicamente ma non troppo, l’essenza profonda del film, che si smarca subito dalla maniera per arrivare a comporsi come grande, a tratti grandioso film, spettacolare e intimissimo al tempo stesso, divertente e straziante come solo l’amore infantile sa essere: A Veiled Mist, Smoke/Fire, The Salt Air, Thunder, Lightning, and Rain e After The Storm restituiscono l’idea dell’ispirazione romantica e naturale di Desplat che, con questo piccolo pezzo d’arte, contribuisce splendidamente a un film capace, come nessuno quest’anno, di parlare al cuore dello spettatore che non ha paura di piangere.