Senza ancora contare i dati di questo secondo fine settimana, il Torino Film Festival si conclude con il 16,25% di incassi in più, un 14,80% in più di accrediti professionali e un più 6,5% di accrediti stampa a dimostrazione, come sottolinea il sindaco Piero Fassino che “chi voleva una guerra con Torino, l’ha persa”. Un festival che è riuscito a mantenere la sua vena di indipendenza, all’insegna della qualità. Il concorso di opere prime e seconde, quest’anno di grande pregio (e lo stesso Presidente di Giuria Paolo Sorrentino confessa la difficoltà nelle scelte dei vincitori), ha portato alla vittoria dell’intensa storia di una ragazza e del padre nelle gelide Highlands scozzesi in Shell di Scott Graham che si aggiudica anche il premio Fipresci e quello per la miglior sceneggiatura assegnato dalla Scuola Holden. Premio della giuria ex-equo all’italiano Mario Balsamo per Noi non siamo come James Bond e a Pavillon di Tim Sutton. Miglior attrice: Aylin Tezel per Am Himmel der Tag di Pola Beck e miglior attore: Huntun Batu per Tabun Mahabuda di Darhad Erdenibulag.
Premio Torino Sette dato dai lettori è stato assegnato a: I.D. di Kamal K.M.
Un file rouge legato al tema dell’identità può essere rintracciato e declinato nei film presentati. E, come ormai da anni, anche nelle sezioni collaterali, sono state presentate pellicole in prima mondiale e altre di grande pregio provenienti da grandi kermesse internazionali come Cannes e Berlino. La sezione documentari curata da Davide Oberto continua il suo percorso d’indagine portando a Torino il meglio della produzione nazionale e internazionale come sottolineato anche dalla giuria composta da Susana de Sousa Dias, Higa Peleg e James Quandt che ne esalta la forza innovativa, manifestando anch’essa le difficoltà dell’attribuzione dei premi. Primo premio a: A ultima vez que vi macau di Joao Rui Guerra da Mata e Joao Pedro Rodrigues. Premio speciale: Leviathan di Lucien Castaing-Taylor. Sul fronte dei documentari italiani il primo premio va a I don’t speak very good, I dance better di Maged El Mahedy e il premio speciale a Fatti corsari di Stefano Petti e Alberto Testone con menzione speciale per La seconda natura di Marcello Sannino (vincitore anche del premio Avanti!).
Infine ricordiamo anche l’importante premio Cipputi, per la miglior opera sul tema del lavoro, andato a Nadea e Sveta di Maura Delpero. L’ultima edizione per il regista Gianni Amelio che tornerà dietro la macchina da presa in primavera per girare Intrepido. Il direttore che si dice – con un po’ di amarezza evidente, giocando sull’ironia – “In scadenza come lo yogurt”, si porta via di questi quattro anni il ricordo dei tanti film visti che lo hanno arricchito, degli incontri, di un pubblico davvero appassionato e, su tutto, l’esperienza emotiva regalata dal film vincitore della sua prima edizione: La bocca del lupo di Pietro Marcello.