“Questo film come altri realizzati in quel periodo sono le opere di una generazione intera che ha rivoluzionato, reinventato il cinema americano. La rabbia giovane dimostra un’ampia, totale e brutale libertà espressiva e stilistica che noi europei non abbiamo mai riconosciuto al cinema americano” ha dichiarato il regista Daniele Vicari, in apertura dell’incontro Figli e amanti al Torino Film Festival dove con l’attore Michele Riondino nel pomeriggio di ieri ha discusso dell’opera prima di Terrence Malick, realizzata nel 1973 con protagonisti Sissy Spacek e Martin Sheen. Vicari – in questi giorni nelle sale con La nave dolce, documentario presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, che – dopo tre settimane di programmazione ha raggiunto un incasso di oltre 50 mila euro, potendo così entrare nelle finestre degli acquisti di Skype (risultato davvero molto importante per il cinema documentario italiano) – ha voluto al suo fianco Riondino, non solo per stima (era nel suo film del 2008 Il passato è una terra straniera con Elio Germano) ma perché crede che l’attore sia l’emblema di una nuova generazione che consapevolmente si pone dei problemi sulla libertà espressiva e creativa della quale l’Italia, dopo anni di buio, deve riappropriarsi perché la crisi oggi non è solo industriale ma anche culturale.
Michele Riondino che in questi giorni è nelle sale con Acciaio di Stefano Mordini, affiancato da Vittoria Puccini, ha dichiarato di apprezzare l’opera di Malick perché sa raccontarci cos’era l’America in quel determinato periodo storico, attraverso la storia di due giovani che finiranno in una spirale di violenza.