E’ il festival più cinefilo d’Italia, quello che guarda al Sundance e al meglio delle rassegne al mondo per portare centinaia di chicche per appassionati. Eppure il Torino Film Festival non può dimenticare la musica e il grande apporto che i musicisti danno alla settima arte.
Partendo con un musicista divenuto regista, ossia Rob Zombie – leader dei White Zombie – che a Torino ha portato il suo nuovo film, The Lords of Salem che proprio sulla musica esoterica di una band si basa: attraverso le note del complesso eponimo, Zombie costruisce un barocco universo visionario e deflagrante, in cui la musica, dal rock psichedelico alla musica classica, da All Tomorrow’s Parties di Lou Reed alla Lacrimosa di Mozart, compongono l’atmosfera allucinata di cui il film si fa forza.
Sempre in ambito horror si rimane con Maniac, che conferma come dopo Drive, il synth pop e la musica elettronica siano diventati ottimi terreni per sperimentare connessioni tra immagini disturbanti e suoni invece romantici, a loro modo: come la bella Juno di Robin Coudet che fa la sua comparsa in una delle scene chiave del film, il primo assalto del maniaco visto nella sua interezza. Ma sono i film biografici o i documentari che spesso esaudiscono le richieste degli appassionati, come Good Vibrations, biopic su Terri Hooley che nella Belfast del conflitto nord-irlandese apre un negozio di dischi per salvare la sua città con l’aiuto del punk.
Oppure come il documentario italiano Parallax Sounds, che sonda la scena musicale di Chicago come alternativa sia alla East che alla West Coast, attraverso testimonianze preziose come quella di Steve Albini. Presenza elettrizzanti che fanno della musica presente in alcuni dei film a Torino più di un semplice veicolo, ma un vero e proprio obiettivo artistico.