Stromboli e Vulcano: sul finire degli anni ’40 due isole protagoniste di una vicenda cinematografica che segnò la carriera e le opere di tre grandi artisti. Roberto Rossellini, Ingrid Bergman, Anna Magnani. Rossellini, cinico come pochi altri, rubò l’idea di un film d’ambientazione “eoliana” a un manipolo di cineasti pionieri della tecnica (tra i quali Renzo Avanzo, Francesco Alliata e Fosco Maraini) da girare con Anna Magnani, all’epoca sua compagna. Poi arrivò la lettera di Ingrid Bergman, tutta la vicenda prese la piega che ben sappiamo, e Stromboli fu girato con la diva svedese piovuta in Sicilia dalla gabbia dorata di Hollywood. Anna Magnani, ferita e rabbiosa, corse in America ad assoldare William Dieterle per girare un film omologo sull’isola vicina. E fu Vulcano. Due flop clamorosi al botteghino, che però restarono leggendari per la loro lavorazione tutta improntata su un’accesa rivalità. Adesso Francesco Patierno dedica a questa storia un documentario quasi interamente di repertorio, La guerra dei vulcani, presentato in Laguna nella sezione Venezia Classici.
Un meritorio recupero di materiali di prima mano, rimontati secondo un percorso di sovrapposizione tra i film della triade Rossellini–Bergman–Magnani e le loro vicende private. Attingendo per lo più da materiali dell’Istituto Luce, Patierno confeziona un dignitoso prodotto di divulgazione che – costeggiando una storia da gossip ante litteram – ci racconta anche molto di un’epoca lontana e di un metodo di “fare cinema” scomparso e irripetibile.