Monicelli. La versione di Mario

Per Venezia Classici passa il documentario collettivo sulla figura dell'autore toscano. Tra celebrazione e conservazione della memoria, un recupero per cinefili (e non).
Intervista a Mario Gianni, co-autore di Monicelli, la versione di Mario
Intervista ad Annarosa Morri, co-autrice di Monicelli, la versione di Mario
Intervista a Wilma Labate e Mario Canale, co-autore di Monicelli, la versione di Mario

Il gesto fiero e sprezzante con cui ci ha abbandonato poco meno di due anni fa ha lasciato un segno che stenta a cancellarsi. Non si cancellerà mai, probabilmente. Proprio perché in quel rabbioso schiaffo alla vita Mario Monicelli ha riconfermato il suo spirito indomito e guerresco. Il suo cinismo, la sua estrema concretezza, la sua capacità di parlare del “qui ed ora” (ma anche del “lontanissimo nel tempo e nello spazio”, come in L’armata Brancaleone), la sua ritrosia per qualsiasi forma di spiritualismo ostentato, ne fanno una delle figure più importanti e solide della nostra cinematografia. Consapevole di non aver girato soltanto capolavori (anzi, a conti fatti nella sua lunghissima filmografia i veri capolavori si riducono grosso modo a una cinquina – comunque tantissimo per un solo autore), Monicelli è stato l’anima del nostro cinema popolare, finché anche gli intellettuali non si accorsero che nel suo cinema “borghese” risiedeva quantomeno lo spirito dei suoi tempi. E da allora, è stato un Maestro per tutti. Adesso cinque autori hanno unito le loro forze per celebrarne e conservarne la memoria: Wilma Labate, Felice Farina, Mario Canale, Annarosa Morri e Mario Gianni, autori di Monicelli. La versione di Mario, presentato al Festival di Venezia nella sezione Venezia Classici. Un documentario originalmente “a episodi”, in cui ogni singolo autore si è occupato di un aspetto della personalità artistica di Monicelli.

Dalla formazione viareggina (molto interessante il segmento a opera di Mario Gianni sugli ambienti intellettuali della Viareggio anni ’30) alla gavetta negli studi Pisorno di Tirrenia, dalla riflessione sulla commedia all’italiana al rapporto con le donne. Fino all’ultimo segmento di inedito taglio, in cui Annarosa Morri analizza la figura dell’autore toscano in relazione alla politica. “Non volevo che si fraintendessero gli ultimi anni di Monicelli come quelli di un vecchio pazzo”, precisa l’autrice, “che in piazza grida al popolo e incita i giovani alla rivoluzione. Ho voluto raccontare invece come la figura e l’opera di Monicelli fossero intrise da sempre di impegno politico e sociale. Sì indiretto, filtrato dal cinema, ma costante e appassionato”. Magari in quest’opera collettiva non si rilevano particolari originalità di struttura, fatta salva per l’appunto l’idea di giustapporre punti di vista autoriali diversi sul medesimo oggetto d’analisi. Ma è anche una testimonianza di come il cinema possa tradursi in memoria di se stesso, tramite la rielaborazione in montaggio di materiali editi e inediti. Fa estremo piacere (forse un piacere per puri cinefili, ma tant’è…) rivedere brani di backstage tratti da La ragazza con la pistola, L’armata Brancaleone, Speriamo che sia femmina, Parenti serpenti. Soprattutto ascoltare voci e ricordi sull’ultima produzione di Monicelli, quella meno apprezzata, vista e ricordata. Per chi ama il suo cinema, è una manna.

MASSIMILIANO SCHIAVONI