Walk of Fame -Woody Harrelson- Alla scoperta del personaggio cinematografico della settimana a cura di Lia Colucci
Nonostante quel caratteristico aspetto da americano del sud, cresciuto tra quadriglie e rodei, Woody Harrelson è uno che nella sua carriera di attore non si è mai risparmiato niente, passando dal mettere in gioco con autoironia i suoi tratti peculiari al reinventarsi nei ruoli più eccentrici ma all’altezza del suo versatile talento. Nato in Texas, cresciuto nel’Ohio e laureatosi all’università di Hanover, in Indiana, in inglese e arte teatrale, Harrelson ha appena il tempo di muovere i suoi primi passi sul palcoscenico prima di ottenere uno dei ruoli più importanti e popolari della sua carriera: quello del barista redneck sempliciotto Woody Boyd della sit-com Cheers, rivestito dal 1985 fino al termine dello show, nel quale entrò in sostituzione dell’indimenticato Coach Nicholas Colasanto, scomparso durante l’anno. Sebbene gli sia valso un Emmy come miglior attore non protagonista in una commedia, l’impegno con la serie televisiva ne rallenta la corsa verso il grande schermo: bisogna attendere il 1991 per vederlo in ruolo importante nel film Doc Hollywood – dottore in carriera di Michael Caton-Jones dove recita al fianco di Michael J. Fox spianandosi la strada per una carriera tutta in discesa. Nel decennio è nel cast di numerose produzioni importanti, dividendosi tra i generi più disparati -drammatico, commedia, thriller, bellico, western – e le più prestigiose firme hollywoodiane, una serie che prosegue nel 1993 con Proposta Indecente di Adrian Lyne per approdare al serial killer psicopatico Mickey Knox in Assassini nati (1994) di Oliver Stone con una delle interpretazioni più note e apprezzate. Il 1996 è per Harrelson un anno fortunato che lo vede nelle vesti del cinico dottore di Verso il sole di Michael Cimino; dell’irresistibile ex-campione monco di bowling in Kingpin, capolavoro dei fratelli Farrelly, e del fondatore della rivista osé Hustler, protagonista del biopic Larry Flynt – Oltre lo scandalo diretto da Milos Forman. Gli anni ’90 proseguono in gran stile e all’insegna del cinema d’autore: nel 1997 è in Sesso & potere di Barry Levinson; nel 1998 nel noir Palmetto – Un torbido inganno di Volker Schlöndorff, nel cast all-star di La sottile linea rossa di Terrence Malick e nel western sentimentale The Hi-Lo Country di Stephen Frears. Stesso andamento per il nuovo secolo, che conferma la partecipazione di Harrelson in diverse pellicole di pregio, da Lei mi odia (2004) di Spike Lee all’ultimo lavoro di Robert Altman Radio America (2006) fino alla fantascienza rotoscopica di Philip Dick e Richard Linklater in A scanner darkly – Un oscuro scrutare (2006), e all’eccellente Non è un paese per vecchi (2007) dei Coen. Si prosegue con il thriller hitchcockiano Transsiberian (2008) diretto da Brad Anderson, Sette anime (2008) di Gabriele Muccino; il cult Benvenuti a Zombieland (2009) di Ruben Fleischer e l’apocalittico 2012 di Roland Emmerich. Fino ad arrivare all’ultimo biennio caratterizzato dall’interpretazione di Harrelson nell’acclamato poliziesco Rampart (2011) diretto da Oren Moverman e da lui scritto insieme a James Ellroy, e nel dominatore del box-office statunitense Hunger Games di Gary Ross, primo capitolo cinematografico della trilogia fantasy creata da Suzanne Collins e nelle nostre sale dal 1 maggio.