Gli ultimi lungometraggi di maestri del calibro di Aleksandr Sokurov, Thomas Heise, Ursula Meier, Victor Kossakowsky, Johnnie To, Julia Loktev sono solo alcuni tra i film in programma al Trento Film Festival, giunto quest’anno alla sua 60esima edizione. Il festival italiano più longevo – dopo la Mostra internazionale del cinema di Venezia – dal 26 aprile al 6 maggio (a Bolzano dal 2 al 9 maggio) offrirà un programma che potrà contare su oltre 120 film, di cui 26 in concorso tra documentari e cortometraggi d’autore e una serie molto interessante di eventi, mostre, incontri letterari che vedranno la presenza di scrittori del calibro di Erri De Luca, personalità come l’astrofisica Margherita Hack e tante figure legate allo sport, in particolare alpinisti, come Reinhold Messner, Hervè Barmasse e Manolo, quest’ultimo protagonista del nuovo film di Davide Carrari, Verticalmente demodè.
Come lo scorso anno, il festival sarà inaugurato da un evento straordinario come la proiezione di un film inedito di inizio secolo musicato dal vivo. Per questa edizione è la volta di The Great White Silence del 1924 diretto da Herbert Ponting, con le musiche dal vivo di Simon Fisher Turner con gli Elysian Quartet (uno dei migliori quartetti d’archi della scena musicale classica attuale). Il concorso Internazionale sarà inaugurato dal capolavoro ¡Vivan las Antipodas! di Victor Kossakovsky (Fuori Concorso a Venezia 2011) dove in un flusso continuo di immagini e poesia, l’autore russo ci regala la sua personale visione del mondo. I 26 documentari e corti che concorrono per la Genziana d’oro – in giuria Victor Boyarsky, Mario Casella, Ramyata Limbu, Eliza Kubarska, Hugh Purcell – ci porteranno dalla provincia montuosa della Cina meridionale (Bachelor Mountain di Guangyi Yu) all’Argentina degli indios con Solar System di Thomas Heise (presentato in Italia solo all’interno di Festa Mobile al Torino film festival), fino all’Italia con un solo film nella sezione competitiva: Piccola Terra di Michele Trentin dove l’autore si pone domande su come rispettare e recuperare il nostro paesaggio, utilizzando materiali d’archivio anche del documentarista veneto Giuseppe Taffarel.
Inoltre il festival riserva grande attenzione al sociale con film dove l’alpinismo viene letto anche con accezioni diverse da quella dell’agonismo estremo e delle imprese da campioni e la montagna vista come un luogo di riflessione: Lasciando la baia del re di Claudia Cipriani (Festival dei Popoli 2011) ci porta al Polo con la ragazza di un quartiere particolare di Milano e The Movement: One Man Joins an Uprising di Kurt Miller (con la voce di Robert Redford) si concentra sul tema della disabilità e degli sport invernali. Da How I Ended This Summer di Aleksey Popogrebskiy, Orso d’Argento al miglior attore e per la miglior fotografia a Berlino nel 2010, a Girl model di Ashley Sabin e David Redman (Festival di Roma 2011) sulle fotomodelle bambine che si lasciano sfruttare con la speranza di un futuro lontano dalla steppa russa.
Per sabato 5 maggio, proiezione di chiusura, in collaborazione con il Far East Film Festival, con la commedia-melò Romancing in thin air di Johnnie To, ambientata sulle montagne cinesi.