Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Terence Winter ha creato con Boardwalk Empire il perfetto erede de I Soprano. E seguendone proprio i cambiamenti verso cui si è diretto il prodotto seriale negli ultimi anni: la scelta della ricostruzione storica invece di un’ambientazione contemporanea. Un paradosso, se si pensa che in realtà Boardwalk Empire pur non avendo nulla a che fare con le vicende “moderne” della famiglia Soprano sembra quasi il suo prequel. La serie è ambientata ad Atlantic City ed è incentrata sul potere politico del tesoriere Nucky Thompson, figura che l’autore tratteggia su quella di Nucky Johnson, reale tesoriere della città nonché avido contrabbandiere di alcol, gioco d’azzardo e prostituzione durante gli anni ’20, proprio nel momento in cui la città era la culla della malavita statunitense. Una mafia americana agli albori della sua sanguinolenta storia e legata alla corruzione del potere politico, metafora di un passato che si rispecchia nell’oggi. Winter costruisce su queste basi un tessuto narrativo di possente impatto storico e psicologico, che via via si arricchisce sempre più di sottotesti.
Quel che però garantisce la qualità dell’opera è la cura per i dettagli, che va dall’aspetto estetico complessivo alla intricata ragnatela di trame e sottotrame incardinate nei caratteri dei numerosi personaggi – attraverso le loro evoluzioni e involuzioni interiori. Una equilibrata e perfetta sintesi fra televisione e cinema, dove la prima risulta ampia rielaborazione e revisione del secondo. Winter saccheggia inquadrature, estetica, montaggio, carrellate di quel cinema di Scorsese (che qui produce, oltre a dirigere l’episodio pilota) e Coppola che tutti ben conosciamo. Me c’è un altro lato del cinema, che forse si ricorda meno e che altrettanto salta all’occhio in Boardwalk Empire, e cioè il gangster movie degli anni ’30. Dietro le facce degli eccellenti Steve Buscemi, Michael Pitt, Michael Shannon, Michael Stuhlbarg, Jack Huston, Vincent Piazza si nascondono quelle impenetrabili di Jimmy Cagney, Wallace Beery, Paul Muni ed Edward G. Robinson; dietro quelle di Kelly Macdonald e Gretchen Mol si rimanda ai volti di Ann Sheridan, Norma Shearer e Claire Trevor. Ma in realtà di quel cinema Winter ne distrugge l’aura, così come aveva fatto della mafia contemporanea con I Soprano. Infatti, caricandone l’estetica, la ricchezza e la bellezza degli interni, la rifinitura e la cura dei dettagli dei costumi, l’autore evidenzia un lusso sfrenato dai toni baroccheggianti, una sottile linea di demarcazione che mescola il significato di opulenza a quello di volgarità. E l’eccesso in Boardwalk Empire è la chiave di lettura principale per capire la doppia valenza di un mondo e dei suoi meccanismi, che trovano – come detto – ampio risalto nei tratti dei personaggi, cesellati attraverso le caratteristiche della contraddizione umana: da Nelson Val Alden, agente dell’FBI fanatico religioso, al giovane Richard, reduce di guerra sfigurato, al figlioccio del tesoriere Thompson, Jimmy Darmody, tormentato dall’assenza del padre naturale e da un rapporto incestuoso con la giovanissima e bellissima madre, a Margaret, l’amante ipocritamente fiera e orgogliosa di Thompson.
A una prima stagione più psicologica, nella quale la corruzione e gli omicidi si consumano nel silenzio di boschi fangosi, si contrappone una seconda molto più splatter e “rumorosa”, che coincide con l’incipiente declino del potere di Thompson e l’inizio di una spietata guerra per il territorio, al cui interno si fa sempre più strada la nascente e cruda mafia italiana e tutti quei personaggi che l’hanno resa popolare attraverso la mitizzazione vanagloriosa del mezzo cinema e dei mass media dell’epoca. Winter costruisce così una grande galleria di personaggi secondari, reali e appartenenti a quello stralcio di Storia, ma li depaupera tutti ad uno ad uno del machismo di cui sono contornati; così prendono piede con molta definizione giovani mafiosi nel periodo della loro formazione, da Meyer Lansky ad Arnold Rothstein passando per un Lucky Luciano con un passato di impotenza a un gradasso Al Capone.
La saga di Boardwalk Empire, che inizia emblematicamente proprio la notte del 31 dicembre 1919, la vigilia dell’entrata in vigore del Voldstead Act, il testo legislativo che regolava il proibizionismo, è un affresco storico che rimanda all’epica di C’era una volta in America e Il Padrino, ma con meno luci e ancora più ombre.