Dalla nostra inviata Daria Pomponio
Capita spesso di vedere nei festival internazionali pellicole che affrontano importanti temi storico-politici adottando uno stile freddo e distaccato, quando non apertamente sciatto, ritenuto il veicolo più onesto per portare all’attenzione argomenti “forti”. Ma non è sempre così, a volte anzi è proprio una dissonanza tra lo stile e la narrazione a fornirci importanti informazioni su ciò che accade nel mondo oltre che sul talento di un regista. Pellicola dalle immagini potenti e suggestive, Rebelle (titolo internazionale, War Witch) di Kim Nguyen mescola episodi di inaudita violenza a momenti di visionarietà onirica, senza soluzione di continuità. Presentato in concorso alla Berlinale 2012, il film, ambientato in un luogo non precisato dell’Africa Subsahariana (ma girato interamente nella Repubblica Democratica del Congo), racconta la storia della dodicenne Komona (Rachel Mwanza), arruolata dai guerriglieri antigovernativi, dopo essere stata costretta ad uccidere i genitori.
Trascinata nel fitto della vegetazione, drogata con sostanze allucinogene secrete dagli alberi, la ragazzina impara a uccidere. Quando risulta l’unica superstite di uno scontro a fuoco, tutti iniziano a pensare che abbia dei poteri magici, al punto che viene nominata come strega personale del comandante. Dopo un combattimento, il ragazzo-soldato albino Magician (Ralph Prosper) la porta via con sé, nel villaggio natìo. Qui i due si innamorano e si sposano, ma i ribelli sono sulle loro tracce. Con piglio sicuro Kim Nguyen ci trascina nella fitta vegetazione della giungla, al seguito dei guerriglieri, lasciando viva sempre la tensione grazie a un consapevole utilizzo della macchina a mano. La musica ha poi un forte potere evocativo, quasi arcaico ed esplode soprattutto nelle sequenze che riguardano le allucinazioni di Komona. Tra lacerti di un mondo ancestrale, con religiosità animistica e antiche tradizioni, Rebelle non dà tregua allo spettatore, costringendolo a penetrare in un mondo lontano, di cui finora ha sentito gli echi soltanto in qualche telegiornale. A poco valgono quel breve idillio amoroso tra la protagonista e il compagno d’armi, o il legame che la ragazza instaura con lo zio di lui; la realtà che stiamo osservando non lascia molta speranza e ha privato persino i bambini di ogni desiderio.