Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Qualche settimana fa, ma ancora in programmazione, Sky ha trasmesso un film per la televisione targato HBO, Cinema Veritè, un’opera diretta dalla coppia Shari Springer Berman e Robert Pulcini (autori del lodatissimo e invisibile American Splendor) e interpretata da un cast di prim’ordine capeggiato da una Diane Lane in stato di grazia e seguita da James Gandolfini, Thomas Dekker e Tim Robbins. Il film affronta con grande cura di dettagli storiografici la messa in scena di An American Family, un documentario realizzato dalla PBS nel 1973 della durata di dodici ore che è ricordato come l’antesignano del reality show. Il prodotto consisteva nel seguire la vita di Pat e Bill Loud e della loro numerosa famiglia – cinque figli – per sette mesi. Analizzare e scandagliare, spiare dal buco della serratura, ogni loro azione. Il programma sarebbe dovuto essere il ritratto quotidiano di una famiglia borghese. Un documentario. Ritrarre l’ordinario sarebbe diventato straordinario e avrebbe dato al pubblico una visione della famiglia media americana, non più raccontata solo attraverso la struttura della fiction.
I Loud, entusiasti di questo progetto, pagarono la fama con un prezzo molto alto. Infatti, quella che doveva rivelarsi un’esperienza piacevole e positiva, atta a dare popolarità, ha causato dissidi e problemi all’interno della famiglia non ultimo il divorzio della coppia. Il pubblico e la critica americana non gradirono perché quei comportamenti tanto meschini, brutali, fatti di indifferenza eppure naturali per dei personaggi reali e con quelle scene esteticamente così sciatte, così poco curate tanto da sembrare filmini casalinghi, misero in crisi non solo i formati televisivi, ma l’intero meccanismo della società americana. Tutto lo disprezzavano, ma tutti lo guardavano. Il programma fu quindi un successo, eppure il suo creatore Craig Gilbert cominciò a essere talmente detestato per aver portato alla luce così tanto fango che non lavorò più nell’ambiente. Candidato a tre Golden Globe e vincitore di un premio Emmy, il film della HBO racconta tutto questo e vuole sottolineare, come dichiara la stessa Diane Lane, che “le cineprese influenzano il modo in cui la gente si comporta”. Ma paradossalmente nei Loud questo sortì a lungo andare l’effetto contrario tanto da accelerare ed evidenziare tutti i loro problemi. La crisi di coppia, i tradimenti, l’omosessualità del figlio maggiore erano tematiche ancora troppo scottanti per il 1973, perciò – grazie alla lungimiranza di Gilbert che aveva carpito qualche verità – il programma sortì un effetto bomba non solo sul mezzo televisivo. Un ulteriore paradosso se si considera che oggi come oggi non c’è nulla di più falso di quella che dovrebbe essere la realtà dei reality show. Cinema Veritè prende in esame la storia della tv e di una serialità divenuta poi ordinaria, esasperata, condotta da una ricerca di realismo falso, capace di sviluppare nello spettatore il desiderio più vecchio del mondo, quello del voyeurismo, dello spiare e di farsi i fatti degli altri. An American Family in fondo non è stato solo l’antesignano del reality show, ma anche dei social network e delle nuove tecnologie. Facebook e il web ad esempio sono in fondo proprio questo.