Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
C’è una visione antropologica di un microcosmo in una situazione al limite al centro di Palazzo delle aquile di Stefano Savona (Piombo fuso, vincitore de Premio Speciale a Locarno 2009), Alessia Porto e Ester Sparatore presentato al TFF in Italiana.doc. Un nucleo formato da 18 famiglie rimaste senza abitazione, occupa la sede del comune di Palermo. Donne, uomini e bambini intenzionati a non abbandonare gli scranni dei consiglieri comunali, le diverse stanze del Palazzo delle aquile fino a quando la politica non avrà risolto il loro problema. I tre registi siciliani, per ventiquattrore al giorno, durante l’intero mese di occupazione (novembre 2007) resteranno con le famiglie registrandone tutti i sentimenti che una situazione così borderline può generare: la rabbia contro chi non può o non vuole risolvere i loro problemi; la voglia di familiarizzare (attraverso i racconti di alcune donne sulla nascita dei loro amori); le difficoltà legate alle situazioni igeniche (pochi bagni e tanti bambini) e alimentari vista l’impossibilità di cucinarsi pasti caldi. Poi c’è anche e soprattutto la noia dovuta alla forzata inerzia.
Come in ogni racconto corale, emergono alcune figure; qui alcune donne e uomini che per la prima volta confronteranno le loro idee e prenderanno decisioni politiche, come prima del loro arrivo, facevano i consiglieri comunali per la città. In uno stesso luogo la politica ‘alta’ e quella ‘bassa’: nelle discussioni accese dei consiglieri all’inizio del film prima dell’occupazione, a discussioni altrettanto violente tra chi è disposto a lasciare il palazzo in cambio di un nuovo soggiorno in albergo, a chi non vuole abbandonare fino a quando non riceverà le chiavi di una casa vera. Con occhio evidentemente partecipe Savona, Porto, Sparatore registrano anche momenti di pura follia e drammaticità: il delirio di onnipotenza di un consigliere di sinistra che, ottenendo una variazione di bilancio e quindi il denaro per sistemare le famiglie in albergo, pensa di aver vinto la battaglia (l’emergenza abitativa a Palermo è ancora un gravissimo problema oggi) e le donne che si commuovono davanti alla puntata televisiva di un programma della De Filippi. Nessun suono extra-diegetico, nessuna musica. Un lavoro di montaggio lungo, viste anche le ore di girato a disposizione ma che è riuscito a restituire allo spettatore non l’oggettività e il resoconto arido di un tg ma tutta l’empatia che solo un racconto per immagini, con tempi lunghi, può regalare di una drammatica pagina di storia del nostro Paese.