Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
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Due giovani attori, diventati popolari al grande pubblico grazie a lavori completamente diversi: la tv con la serie di Romanzo criminale e il cinema d’autore di 20 sigarette (regia di Aureliano Amadei presentato a Venezia 2010) per Vinicio Marchioni, e La febbre di Alessandro D’Alatri, poi Vallanzasca di Michele Placido, e Viola di mare di Donatella Maiorca per Valeria Solarino. In sala Petrassi ieri sera questi freschi interpreti del nostro cinema si sono abbandonati e raccontati nel duetto che ha concluso il ciclo degli incontro di Extra. Da subito hanno raccontato la profonda stima che nutrono uno per l’altro: per Valeria, Vinicio è un attore che riesce ad andare oltre la bidimensionalità dello schermo. Per Vinicio, Valeria ha una classe tutta sua, e una fragilità nascosta che traspare in tutto quello che porta sul grande schermo.
Mario Sesti, direttore della sezione, li ha fortemente voluti e in circa un’ora e mezza ha cercato di indagare prima la loro passione per la recitazione iniziata nelle scuole di teatro; poi di comprendere come, sul set o sul palcoscenico, sappiano lavorare col corpo e con le parole per conquistare la scena. Nata in Venezuela da padre siciliano, l’attrice che presto vedremo in Anita, fiction tv sulla vita di Anita Garibaldi, ha confessato di partire spesso da un atteggiamento fisico per rendere al meglio un personaggio: “Per Viola di mare tenevo dei pesi attaccati alle caviglie perché mi permettessero di spostare il mio baricentro, cambiare la postura del mio copro. Ho sempre pensato ad Angela come a una donna abituata a camminare a piedi nudi in quest’isola selvaggia e quindi dovevo cercare di essere piantata a terra”. Marchioni che invece ha una particina in Benvenuto al mondo di Sergio Castellitto ha rivelato che, per superare la sua balbuzie, studia sul set le parti di tutti gli altri attori per “sentire il ritmo della scena”. Per quanto riguarda invece il corpo, esattamente come la collega, ha un atteggiamento diverso in base ai personaggi interpretati: “Vado a istinto. Per il Freddo (protagonista della serie Romanzo criminale) ho sempre immaginato di essere rinchiuso in una piccola cabina con scarse possibilità di movimento; così l’ho reso un uomo rigido, tutto d’un pezzo”.
A concludere l’incontro la confessione più importante, quella che motiva l’aspirazione a voler diventare attore: “Non so perché faccio l’attrice e non voglio saperlo – ha detto Valeria Solarino – so che mentre recito riesco a vivere le emozioni veramente. Nel cinema, a differenza che nella vita, non devi avere pudori. Puoi soffrire, gioire senza vergognarti e questo mi permette di essere vera quando interpreto un personaggio. Marchioni invece ha parlato di un mestiere alto: “Ho studiato la tragedia greca e penso di voler essere uno che si stacca dal coro per dire delle cose”. Ma poi ha sorriso e ammesso anche di aver amato tanto i film americani degli anni ’50 che lo hanno fatto sognare e provare il desiderio di essere come loro. Con la loro testimonianza,Valeria Solarino e Vinicio Marchioni hanno rivelato al pubblico quando sia necessario accostarsi al lavoro dell’attore in modo puro se si vuole ricercare davvero l’arte.