Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
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La pre-apertura ufficiale della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha portato agli incontri di Extra “la passione per gli attori”. Con queste parole il direttore della sezione Mario Sesti, accanto a Piera Detassis, direttore artistico del festival, ha voluto spiegare la scelta caduta su Sergio Castellito (l’anno scorso presidente della Giuria Internazionale), Penelope Cruz e, in una sorta di duetto parallelo, la scrittrice con un passato da attrice Margaret Mazzantini e l’appassionato Emile Hirsch che il pubblico ha iniziato ad amare e apprezzare soprattutto dopo l’intensa interpretazione in Into the Wild di Sean Penn, presentato proprio a Roma nel 2007. In queste settimane sono tutti coinvolti nelle riprese di Venuto al mondo, trasposizione cinematografica del best seller di Margaret Mazzantini che, dopo Non ti muovere, ha rivoluto – per l’interpretazione di un’altra eroina dei nostri giorni – Penelope Cruz, questa volta accanto per l’appunto a Emile Hirsch: “La nostra prima scelta da subito. Abbiamo sempre pensato che gli occhi di Diego dovevano essere quelli di Emile” precisa anche Castellitto, che sarà il regista di Venuto al mondo.
Arrivati con 35 minuti di ritardo all’incontro stampa, uno slittamento mal digerito dai giornalisti, i protagonisti del duetto hanno però condotto poi l’incontro con il pubblico in modo molto godibile, donandosi con aneddoti relativi ai loro loro incontri umani e professionali. Su tutto però era percepibile che la loro concentrazione (giustamente) fosse quasi interamente rivolta al set abbandonato poche ore prima. “Domani si svolgeranno 5 delle scene iniziali del film, tra le più importanti ed intense” sussurra Penelope Cruz che chiede di contenere la conversazione entro l’ora. Il suo ruolo nel nuovo film di Castellitto regista è molto complesso. “Gemma, una donna che non può avere bambini, è il personaggio più forte e intenso che mi sia mai trovata ad interpretare”. Un ruolo che l’attrice spagnola – musa di Almodovar e in Italia attrice anche per Aurelio Grimaldi e Sandro Veronesi all’inizio della sua carriera – ha amato da subito, come del resto capitò anche per Non ti muovere, esordio da regista di Castellitto. L’attrice aggiunge di essere molto felice per il suo ritorno in Italia, di poter nuovamente recitare nella nostra lingua e soprattutto di poter lavorare nuovamente con Mazzantini e Castellitto perché la loro sensibilità arriva in tutto ciò che fanno. “Gli sarò sempre grata per avermi portata in un altro posto come donna e come artista”. Sergio Castellito invece ha intrapreso la carriera di attore grazie a cineasti come Ettore Scola, Marco Bellocchio e Marco Ferreri, per poi passare lui stesso dall’altra parte della macchina da presa “Quando il mestiere dell’attore zoppicava nelle emozioni”; ascolta Penelope Cruz con sguardo ammirato definendola: “Un talento generoso che si moltiplica sul set ad ogni ciak”. I due si confrontano in uno scambio dialettico sul loro stare sul set, sul loro vivere i personaggi lavorando soprattutto sull’immaginazione e sulla rappresentazione, pescando le emozioni dalla vita quotidiana e non in stereotipi della recitazione.
Poi Mario Sesti ricorda come nell’incontro a Roma, Al Pacino precisò che alla base del mestiere dell’attore ci siano le parole per specificare come l’incontro Cruz-Castellitto sia stato determinato dalle migliaia di parole dei libri di Margaret Mazzantini e dall’aver tratteggiato due figure femminili eccezionali dal punto di vista drammaturgico e opposte: in Non ti muovere Italia è una prostituta, mentre in Venuto al mondo Gemma sarà una borghese; Italia è l’esplosione delle emozioni, Gemma implode. Altro elemento determinante per la narrazione di questa nuova storia per immagini è sicuramente Sarajevo. Castellito cercherà di raccontare anche un capitolo tragico della nostra storia contemporanea; raccontare una città sotto assedio. E della squadra per quest’avventura registica in divenire fa parte anche Emile Hirsch: “Uomo dalla docilità e indipendenza eccezionali” – precisa Sergio Castellitto raccontando che l’attore americano ha da subito intrapreso questo viaggio con loro in maniera fantasiosa e pura. “Ha la capacità di mettere insieme purezza e saggezza d’attore. Spesso è un metro avanti al suo personaggio Diego. Sia lui che Penelope, dopo ogni ciak, mi danno qualcosa di quei personaggi che mi permette di rinnovarli, di vedere sfumature che non avevo colto prima”. Ieri sera all’Auditorium ci è stata regalata la possibilità di vivere le emozioni di una lavorazione in divenire, con le emozioni, le preoccupazioni, le tensioni; una nuova tavolozza che si sta formando grazie a quattro personaggi che, col loro lavoro e le loro esperienze passate hanno gettato le basi per lo sfondo di un nuovo quadro che, ci si augura, donerà qualcosa di nuovo alla cinematografia italiana.