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In un paesaggio cinematografico come quello italiano, asfitticamente chiuso tra commedie evasive e film di autori a volte più presunti che reali, un qualsiasi prodotto in grado di emanciparsi da questo doppio binario va preso seriamente in considerazione. È il caso de L’amore fa male, esordio cinematografico dell’ex Miss Italia Mirca Viola (che si vide togliere il titolo conquistato nel 1987 perché madre di una bambina). Volendo trovare una collocazione al film lo si potrebbe definire un “melò leggero” o una “commedia amara”, proprio perché rifugge sia la facile risata che la superficiale caduta nel lacrimevole, preferendo piuttosto allinearsi alle incerte e precarie prospettive sentimentali dei suoi personaggi. Germana è un’aspirante attrice con figlia problematica a carico e ha un amante benestante quanto egoista. Elisabetta è una donna sola lasciata dal marito. Gianmarco un ricco rampollo della borghesia sposato e con prole, ma dalla scappatella facile. Questi i tre protagonisti, ben interpretati da Stefania Rocca, Nicole Grimaudo e un Paolo Briguglia che veste con convinzione i panni, per lui inediti, dell’amante doppiogiochista. Su di loro Mirca Viola costruisce la sua storia fatta di tradimenti e inganni, di ambizioni e disillusioni, di ingenuità amorose e noncuranze sentimentali.
Se però l’ordito complessivo della vicenda sembra funzionare discretamente, risultando a tratti davvero convincente, L’amore fa male è invece discontinuo sia nella resa tecnico-registica che nella tenuta di alcuni ruoli secondari. Non convince ad esempio il percorso di scoperta dell’amore da parte del personaggio della figlia di Stefania Rocca, ingabbiato in certi cliché da teen movie, come ad esempio quello della droga, mentre risulta davvero stonato il ricorso eccessivo al doppiaggio, che spesso dà un senso di estraneità alle battute dei personaggi (sul set devono esserci stati dei problemi con la presa diretta). Infine, la regia oscilla tra momenti ben congegnati, con dei carrelli a volte sin troppo eleganti, e altri decisamente approssimativi: in particolare, una delle prime sequenze del film, la prima scena corale in assoluto, è del tutto fuori tono, persino mal congegnata in senso spaziale. Nonostante ciò, l’esordio di Mirca Viola merita una certa attenzione, proprio perché si propone di affrontare il banale argomento amoroso con il piglio di chi non ha paura di mostrare vigliaccherie e debolezze umane e sa concedere il giusto spazio ad amarezze esistenziali sempre più raramente battute dal nostro cinema non autoriale.
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