Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca
Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA al produttore:
Un festival internazionale come quello di Venezia, quest’anno più che in altre edizioni, ha visto la presenza di opere per il grande pubblico come Box office 3 D di Ezio Greggio e film appartenenti a un circuito indipendente che dei festival hanno estremo bisogno per poter sperare in una distribuzione nelle sale. A Venezia è stato possibile scoprire buoni autori e una figura come quella di Gaetano Di Vaio, produttore indipendente che in quest’edizione ha trovato una sorta di consacrazione per un lavoro portato avanti da anni attraverso la produzione Figli del Bronx. Come un direttore d’orchestra, Di Vaio dirige un’equipe di solisti (registi come Abel Ferrara, Maria Manfredi, Carlo Luglio) perché in un modo o nell’altro raccontino e portino alla ribalta tematiche a lui care e storie della sua terra: Napoli. Nell’intervista rilasciata ai nostri microfoni ci siamo soffermati prima di tutto sul suo percorso umano perché spiega le scelte che condizionano il suo lavoro. A differenza di diversi produttori per Di Vaio l’indipendenza creativa del regista deve essere preservata a prescindere: il diritto all’espressione è quello che può permettere di raccontare le diverse sfaccettature della sua città e della realtà che più gli sta a cuore.
Radici di Carlo Luglio, presentato alle Giornate degli Autori, racconta la musicalità di Napoli, grazie al cantautore Enzo Gragnaniello e a location suggestive che regalano un respiro diverso ai racconti tra passato e presente di una città dall’identità forte. Là-bas dell’esordiente Guido Lombardi, premio del pubblico Kino della 26esima Settimana internazionale della critica torna sul tema dell’identità culturale del nostro Paese e delle difficoltà dei migranti africani a Castel Volturno, che devono scontrarsi anche con la criminalità organizzata. Entrambi i film costituiscono due modi diversi per raccontare una terra nella sua autenticità che si distacca da quella offerta molto spesso dai media. Una Napoli e un territorio partenopeo che utilizza anche il passato per raccontare la sua quotidianità visto che Abel Ferrara’s Grandfather, il prossimo lavoro di Abel Ferrara, sceneggiato dal regista insieme a Maurizio Braucci tratteggerà un ulteriore e inedito ritratto di una Napoli di 50 anni fa, con similitudini scioccanti col presente.