Dalla nostra inviata GIOVANNA BARRECA
Ascolta le interviste di RADIOCINEMA al regista:
e all’attrice
Come viene detto ne Il silenzio di Pelisjan di Pietro Marcello “Il cinema beve acqua in ogni arte” e in questa Venezia 68 la settima arte ci sembra sia legata alla letteratura da un rapporto strettissimo: dal Faust di Aleksander Sokurov a Cime tempestose di Andrea Arnold, passando per Di là dal vetro di Andrea di Bari, con testo e interpretazione del famoso scrittore contemporaneo Erri De Luca, per arrivare a La penna di Hemingway di Renzo Carbonera, tratto dall’omonimo racconto di Pietro Spirito. Presentato in Giornate degli autori, all’interno di Spazio aperto, il cortometraggio di Carbonera parte dal soggiorno di Ernest Hemingway a Lignano Sabbiadoro, nel 1954, e ci costruisce intorno una storia. Protagonisti sono la spiaggia e due bambini che allo scrittore, seduto tranquillamente in un chiosco, rubarono la penna. Il prezioso cimelio diverrà oggetto di contesa tra i due per tutta la vita. Alla morte di uno di loro, ormai anziano, la figlia Claudia, concertista affermata, verrà a conoscenza della vicenda. Con essa emergerà un universo di fragilità che la ragazza scoprirà accumunarla a un uomo lontano e distante tutta la vita: suo padre.
Sull’equilibrio precario di queste due anime (padre e figlia), si regge tutto il cortometraggio che Renzo Carbonera ha voluto dedicare alla sua città d’origine – in occasione dei 50 anni dalla scomparsa del celebre scrittore – dopo aver ottenuto diversi riconoscimenti importanti all’estero come documentarista. Un atto d’amore per una località che deve convivere con le sue due anime: quella estiva, con i turisti che ne moltiplicano in maniera esponenziale il numero di abitanti, e quella invernale, intima, delle spiaggia deserte e libere da ombrelloni da settembre ad aprile.
Carbonera, grazie anche alle buone interpretazioni di Christiane Filangeri (Claudia), Cosimo Cinieri (il vecchio Samuel) e Sergio Rubini (l’oste della locanda che aiuterà Claudia a dipanare il mistero sulla penna), riesce a tessere un mosaico narrativo ricco di metafore legate alle suggestioni dei luoghi (interessanti anche quelli ricostruiti per le scene immaginate negli anni ’50), riuscendo a regalare ad ogni scena rimandi ad una realtà “altra”, seconda, forse impenetrabile ai più. Pecca di alcuni virtuosismi di maniera, perdonabili però ad un giovane autore al suo primo esperimento con la fiction. Dopo Venezia 68, il corto verrà trasmesso il 26 settembre alle ore 20.40 su Studio Universal (Mediaset Premium Gallery sul DTT).