Dal nostro inviato MASSIMILIANO SCHIAVONI
Andata e ritorno: ovvero la fuga e il riapprodo al proprio territorio da parte di tanti artisti catanesi che dalla Sicilia fuggono in cerca di luoghi di maggiori opportunità artistiche e professionali, per poi scoprire che la città natale, tra gli anni ’80 e soprattutto i ’90, costituiva un fertilissimo terreno creativo. E proprio in quegli anni sono ritornati per dare corpo a una Catania vivace e ripetibile. Da questo spunto, e dalla forte percezione di un cambiamento tra la città da lei conosciuta anni fa e la sua nuova versione, vittima dell’omologazione culturale, è partita Donatella Finocchiaro per il suo esordio dietro la macchina da presa, Andata e ritorno, passato in Controcampo Italiano a Venezia. Un mediometraggio documentario dedicato alla sua città e alla sua progressiva trasformazione antropologica. In concorso al Lido come attrice con Terraferma di Emanuele Crialese, la Finocchiaro ha ammesso che il suo amore per il documentario è nato in occasione del Festival di Siena organizzato da Luca Zingaretti, per il quale è stata in giuria di recente. La scoperta di un linguaggio nuovo, che traduce in fatto estetico il dialogo con la realtà. Così la neo-filmaker si mette in cerca delle tracce di una Catania un po’ dimenticata, convocando i maggiori nomi di quel bellissimo scenario creativo: Franco Battiato, Carmen Consoli, poi Mario Venuti e Luca Madonia, che rievocano l’epoca dei Denovo, il loro vecchio gruppo musicale anni ’80. E Lucia Sardo, che testimonia la sua incapacità di staccarsi dalla propria città tanto da odiare i viaggi in aereo. Il tutto corredato dalle canzoni dialettali di Rita Botto e dai racconti di Ide Carrara, vedova di Turi Ferro, che rievoca la carriera e la collaborazione col marito. Si tratta di artisti che hanno fatto tutti lo stesso percorso: se ne sono andati da Catania, per poi farvi ritorno dopo qualche anno.
La Finocchiaro mostra buone capacità di filmmaker alternando interviste a immagini di repertorio, a passeggiate riprese con la videocamera nelle strade della città. Talvolta si sofferma sulle voci della gente (il più spiritoso, l’ex-gestore di uno dei locali di maggiore tendenza anni ’90), ma perlopiù va in cerca delle radici di una creatività così diffusa e dispersa. Fino all’evento epocale del concerto dei R.E.M. del 1995, incredibile unica tappa italiana di un tour mondiale; un evento il cui merito, come per molte altre iniziative musicali del tempo, fu di Francesco Virlinzi, discografico indipendente che diede una spinta decisiva all’emersione di un contesto artistico catanese. E ora? Cosa resta di tutto questo? “Un Capodanno con concerto di Gigi D’Alessio”, commenta spiritoso un intervistato. Peccato. Ma, come dice Carmen Consoli a chiusura del film: “Questa magari è solo una pausa, un periodo di basso. Poi Catania ritornerà”. E non si può far altro che sperare che sia davvero così.