Peter Falk non è il tenente Colombo. Non ce ne vogliate per la provocazione, ma Falk, prima e durante i fasti di una delle più longeve serie televisive americane, è stato soprattutto uno dei protagonisti più importanti di una stagione autoriale irripetibile per il cinema statunitense. Il cinema che ruotava intorno a John Cassavetes e alla sua sorta di factory, che comprendeva Gena Rowlands, Ben Gazzara, Seymour Cassel… Cinema che, partito dall’underground, riuscì a ritagliarsi spazi significativi anche nella distribuzione popolare. Di quella mirabile produzione, purtroppo, in Italia se ne ebbero all’epoca tracce sparse, disperse e poco affidabili, poiché buona parte dei film diretti da Cassavetes giunsero nelle nostre sale con grande ritardo, drasticamente tagliati, rimontati alla meglio, talvolta doppiati malamente. Peter Falk ricopre ruoli di spicco in due di essi: Mariti (1970) e Una moglie (1974), tralasciando il tardo e infelice Il grande imbroglio (1986) che Cassavetes girò svogliatamente. Il primo di essi, in particolare, fu vittima in Italia di una scandalosa riduzione di durata. In entrambi Peter Falk si mostra attore a perfetto agio con i metodi di Cassavetes. A metà tra l’improvvisazione e la recitazione su testo Falk sta al gioco di squadra con gli altri interpreti, producendosi in prove memorabili.
La factory-Cassavetes aveva fatto in precedenza una curiosa trasferta in Italia: il trio Cassavetes-Rowlands-Falk fu protagonista infatti del raro a trovarsi Gli intoccabili (1969) di Giuliano Montaldo, girato in America ma su produzione totalmente italiana. Non si tratta dell’unico contatto col nostro cinema: già nel 1964 Falk aveva partecipato a Italiani Brava Gente di Giuseppe De Santis, e nel 1970 lo troviamo in Rosolino Paternò soldato di Nanni Loy. L’estrema poliedricità delle proposte a cui l’attore si è prestato testimonia forse un destino non facile. Sostituito un occhio con una protesi a soli 3 anni per un tumore, ciò che gli conferirà lo sguardo strabico più famoso del mondo, al suo affacciarsi al mondo del cinema Peter Falk ricevette una tremenda risposta da Harry Cohn, produttore della Columbia: “Per gli stessi soldi posso avere un attore con due occhi”. Tuttavia, Hollywood lo accolse per preziose caratterizzazioni, che gli fruttarono due nomination all’Oscar per l’attore non protagonista, in Sindacato assassini (1960) di Stuart Rosenberg e in Angeli con la pistola (1961), ultimo film di Frank Capra. Poi, a seguito dell’immensa popolarità ottenuta tramite il ruolo tv del tenente Colombo (che in un’occasione riunì l’attore con John Cassavetes per un episodio speciale), Falk tornò di tanto in tanto al cinema in commedie brillanti ma un po’ insapori, come Una strana coppia di suoceri (1979) di Arthur Hiller in coppia con Alan Arkin, o in farse genialoidi come Invito a cena con delitto (1976) di Robert Moore. Per concludere poi con l’invito inaspettato di Wim Wenders a prendere parte al dittico Il cielo sopra Berlino (1987) e Così lontano così vicino (1993). Malgrado il successo televisivo, la sua immagine a cui restiamo più legati è quella del gran commediante a ruota libera, ottimo nei duetti attoriali. Si veda, uno su tutti, Mikey e Nicky (1976) di Elaine May, un fenomenale Kammerspiel a due con il solito Cassavetes. La poetica della loro factory era così forte che anche in film diretti da altri l’impronta resta la medesima. Unica, irripetibile.