Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Se volessimo allargare il concetto di serialità non solo ai telefilm ma agli stessi canali televisivi potremmo trovare all’interno della struttura dei loro prodotti una matrice comune di prodotto in prodotto. E certo non solo nelle serie tv, ma anche i cosiddetti film tv, ora poco popolari, ma fino agli anni Ottanta al massimo della loro produzione, si possono catalogare in schemi riconoscibilissimi di canale in canale. Prendiamo l’esempio di Lifetime Television, che nasce come canale atto alla produzione e distribuzione di programmi che trattano argomentazioni legati a problematiche prettamente femminili. Dal 1990, questa rete via cavo, nata nel 1984, comincia a realizzare original movies. Pian piano la quantità dei lavori aumenta, proprio quando quella delle tv generaliste diminuisce, tanto che a tutt’ora la rete ha trasmesso oltre 250 television movie originali. La sua militanza nei confronti della lotta contro la violenza sulle donne le ha fatto guadagnare non poche critiche da parte di molti poiché troppo aggressiva, femminista e “tagliata con l’accetta” in quanto traccia, in alcuni casi, ritratti maschili troppo negativi. Infatti, nella maggior parte dei casi, i suoi film trattano proprio di questo. Pellicole a budget bassissimo che hanno per protagoniste donne ordinarie generalmente in contesti famigliari difficili. Temi legati alla quotidianità in cui l’elemento peculiare è un evento drammatico che accende la miccia della narrazione.
La critica si approccia nei confronti di questi film in modo altalenante; anche se si riscontrano critiche positive nei confronti di produzioni solide con nomi di interpreti di richiamo: Gena Rowlands, Emily Watson, Mia Farrow, Debra Winger, Blythe Danner, Sissy Spacek, Christine Lahti, Mira Sorvino, Stockard Channing, Ann-Margret, Mary Tyler Moore, Joan Allen, Judy Davis, Kathy Bates, Kim Basinger, Bonnie Bedelia, Beau Bridges, Donald Sutherland, Shirley MacLaine, Sigourney Weaver ecc. La presenza di questi nomi non ha fatto che portare lustro ai prodotti di Lifetime, procurandogli non solo una visibilità maggiore, in alcuni casi anche in Italia, ma anche premi e riconoscimenti prestigiosi tra cui nomination ai Golden Globe, Emmy, Screen Actors Guild. Stupri, maltrattamenti, identità sessuali, prostituzione, adolescenza allo sbando, gravidanze precoci o non volute sono il pane quotidiano per Lifetime. Gli spunti sono storie vere, articoli di giornale, e qualche volta anche adattamenti di romanzi, ma ovviamente la tipologia che predomina è la cosiddetta Based on actual events (Basato su eventi attuali). L’elemento della cronaca risulta evidente nella ricerca del soggetto (come lo è stato per i principali network nazionali negli anni ’80 e ’90). Il quotidiano, ciò che sconvolge le vite di tutti i giorni porta l’essere umano comune a vivere esperienze al di fuori dell’ordinario, sconvolgendo quelli che sono i propri meccanismi di vita. Titoli come Dawn Anna di Less R. Howard con Debra Ginger, Gracie’s Choice di Peter Werner, The Truth About Jane di Lee Rose, The Ambulance Girl di Kathy Bates, Prayers for Bobby di Russell Mulcahy. Donne che compiono scelte, che sono al centro di eventi più forti di loro ma costrette per forza di cose ad andare avanti e trovare una soluzione, continuare a vivere. L’uso del quotidiano ricorda sulla carta la struttura narrativa del cinema indipendente; non a caso spesso il cast e la troupe dei film Lifetime si divide con il cinema proprio attraverso questo tipo di produzioni. Nelle ultime stagioni, trovano grande riscontro anche biopic legati a personaggi di spicco culturale, come quelli su Coco Chanel e Georgia O’Keeffe nei loro omonimi adattamenti. Eppure tutti questi buoni propositi con gli anni sono diminuiti e si sono tramutati in produzioni di scarsa qualità, con sceneggiature che banalizzano le tematiche trattate o ancor peggio proponendo una visione politicamente corretta e distorta (con improbabili intenti consolatori). Sempre più sciatti, scritti male e votati al risparmio e ad un risultato finale davvero infimo con solo qualche picco realizzato ad hoc per concorrere agli Emmy, i film Lifetime hanno perso la loro originale qualità. O forse è semplicemente passato il tempo dei film basati sui fatti di cronaca, che non commuovono più nessuno. E, così, come un telefilm, il marchio stesso di un’idea seriale col tempo è destinato ad esaurirsi.