Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti
Non tutto è come appare. Dietro la patina del benessere e del lusso si possono nascondere molti problemi e tanta infelicità. Della serie, anche i ricchi piangono. Le soap opera questo concetto ce lo hanno insegnato molto bene nel momento della loro massima espressione quando erano fenomeni di costume nei lontani anni Ottanta ed avevano invaso anche il palinsesto del primetime, oltre a quello del daytime. The O.C. ne segue le tracce, ma facendone un discorso diverso. La serie, realizzata da Josh Schwartz, coniuga la struttura della soap opera nel mondo ovattato della California bene, fra piscine e case da sogno. Lo fa però non prendendosi troppo sul serio e trovando in uno dei protagonisti, il giovane Seth Cohen che, con i suoi toni perennemente ironici, ne prende in giro i meccanismi sociali, il suo miglior detrattore. Lui che più paradossale non può essere, è un nerd appartenente ad una ricchissima famiglia, ma con le ansie e i problemi di qualsiasi adolescente. Riesce ad uscire dalla sua cupa vita di sfigato anni Duemila – fatta di letture di fumetti e consumo di playstation – grazie ad un elemento estraneo a quel mondo, Ryan, un povero sedicenne ribelle e scapestrato con una vita fatta di degrado e violenza, che viene adottato dal padre di Seth, anche lui di umili e difficili origini.
The O.C. è un teen-drama che possiede la patina del finto, ma che tra il 2003 e il 2005 è stato un fenomeno di costume importante per le giovani generazioni, mettendo in risalto lo stadio dei loro sentimenti post-ideologici e i loro animi superficiali, patinati e privi di futuro. Solo dall’esterno però, perché Schwartz per quanto affermi tali concetti, li rinnega mostrando l’altro lato della medaglia: la loro solitudine. Attraverso la prospettiva di Ryan e Seth, The O.C. mette in luce una consapevolezza maggiore della dispersione e disperazione del loro periodo storico. A differenza del capostipite dei teen-drama, ovvero Beverly Hills 90210, che inseguiva un aspetto realistico, per poi risultare a conti fatti privo proprio di questo elemento, The O.C. non ha alcuna pretesa di apparire tale e il prodotto, nettamente di consumo, è così finto da risultare, al contrario, molto più critico e veritiero. Le storie principali di ciascun episodio vertono sugli amori di Seth e Summer, sciocca, poco intelligente e inetta figlia di papà, e quello di Ryan e Marissa, complessa, tormentata, alcolizzata ragazza infelice e destinata all’autodistruzione, e le vicende matrimoniali prima stabili e poi sempre più incrinate, dei genitori di Seth . Alcol, droga, tradimenti, corruzione, soldi e sesso: The O.C. è un feuilleton che reimpasta il cinema di Douglas Sirk e il melodramma degli anni Cinquanta più in generale con i suoi colori sgargianti e le sue tragedie umane, fatte di sentimenti violenti e passioni cocenti. Il tutto votato all’eccesso. E qui la finzione paradossalmente incrocia la verità del realismo perché alla fine dappertutto c’è sempre un fondo di verità. Amen!