Non si spengono le polemiche intorno a Lars Von Trier a seguito delle sue dichiarazioni pro-nazi e anti ebrei rilasciate nel corso della 64/a edizione del festival di Cannes che, per reazione, lo ha bandito dalla Croisette. Finito il festival e ottenuto comunque un premio con il suo film Melancholia, grazie alla Palma d’Oro come miglior attrice a Kirsten Dunst, il regista danese rimane al centro di una querelle ancora piena di sviluppi. Prospettive senz’altro negative si profilano per Von Trier al cospetto di Arté, la TV culturale franco-tedesca che ha finanziato diversi suoi film. Ora dalla TV fanno sapere che, per parte tedesca, sono intenzionati a non intervenire più a sostegno di un suo film. “Le Figaro” riporta una dichiarazione di un responsabile di lungo corso della TV: “Accettare questo [cioè continuare a finanziare Von Trier nonostante le sue dichiarazioni, ndr.], significa rimettere in causa l’esistenza stessa di Arté“. E in effetti il canale è stato creato nel 1992 da Mitterand e Helmut Kohl per mettersi alle spalle il passato della guerra e mostrare che Francia e Germania condividono le stesse idee di umanità. E come ormai succede da qualche tempo, quando si parla di nazismo e di Israele, non manca occasione che arrivino stoccate dal regime iraniano. “Una macchia nella storia del festival. Costringere Von Trier a chiedere scusa e dichiararlo persona non grata ricorda il trattamento di Galileo da parte della Chiesa medievale”; queste le parole del vice-ministro della Cultura iraniano, Javad Shamaqdari, evidentemente solleticato più dal difendere chi attacca Israele che preoccupato di far rispettare i diritti civili per gli uomini di cultura e i cineasti del suo Paese, come ad esempio Jafar Panahi.