Thriller ad alta quota che parla con tensione di situazioni estreme
21/03/11 – Sulla scia di film come Deep Water o Buried, esce con due anni di ritardo il quarto lungometraggio di Adam Green (Hatchet), uno di quei film che racconta di personaggi bloccati in situazioni estreme e impensabili che puntano direttamente all’empatia con lo spettatore, riuscendoci ma non sempre. In questo caso, ci sono tre ragazzi che si trovano bloccati su una funivia bloccata durante la chiusura dell’impianto sciistico. Come potranno sopravvivere a 5 giorni bloccati sulla vetta di una montagna, sospesi a decine di metri dal suolo? Scritto dallo stesso regista, un thriller di situazione che ruota intorno a un’idea e alle sue conseguenze più o meno estreme che riesce comunque nell’intento di avvincere lo spettatore. Ovviamente, a un film di questo tipo è inutile chiedere riflessioni sullo spazio, sui luoghi, sulla totalità di un’esperienza estrema (come avviene per esempio in La prigioniera del deserto di Depardon), ma la suspense che deriva dallo scenario e dalla trovata principale. E in questo caso si può dire che Green abbia fatto un discreto lavoro, giocando sulla reazione fisica (anche dello spettatore) e costruendo un racconto d’avventura paradossale nella sua staticità. Le situazioni non sono sempre riuscite e i lunghi dialoghi sono funzionali solo a raggiungere una durata standard di 90 minuti, ma il regista sa gestire la suspense e giocare col pubblico come i lupi giocano coi protagonisti. Ai quali non è richiesto particolare talento: ciò non toglie che Emma Bell qualche carta da giocare ce l’ha.
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