Un altro film tipicamente americano, anzi no, una parodia del canone americano
04/03/11 – David O. Russell in Italia è più o meno un perfetto sconosciuto, eppure tra i nomi dei registi in lizza per l’Oscar quest’anno c’era anche il suo. Poco più che cinquantenne, Russell ha forse toccato il culmine della celebrità qui da noi nel 1999, grazie all’uscita nelle sale di Three Kings, war movie del tutto atipico con George Clooney a capo di un gruppo ben assortito di bravi comprimari (tra i commilitoni del bellone c’era pure niente di meno che Spike Jonze, in una delle sue poche performance da attore). Allora come oggi, Russell lavorava sulla rielaborazione per il grande schermo di una storia realmente accaduta, una storia vera, una storia recente, i veri protagonisti della quale erano ancora vivi, ancora là dove li lasciava il finale del film. Oggi come allora, Russell usa una storia attuale, una storia americana, una storia “del momento”, e ci riscrive dentro il suo film.
Mark Wahlberg, che nel 1999 era la spalla di Clooney, stavolta fa il protagonista, vestendo i panni di un asfaltatore di strade fratello di un ex pugile finito a fumare crack e pugile pure lui, prodotto della grande provincia statunitense e di una madre violenta, volgare prolifica e possessiva. Anzi no: il vero protagonista anche stavolta è un altro, è Christian Bale – in un’altra delle sue ormai rinomate trasformazioni, quella che gli è valsa l’Oscar 2011 per il Miglior attore non protagonista – del quale Wahlberg si limita a essere un riflesso, un prolungamento, un sintomo prima e dopo la redenzione.
Russell lavora con maggior parsimonia espressiva che in passato, lasciando che i corpi e le parole diano fiato alla film. Fa un altro film tipicamente americano, anzi no, fa una parodia del canone americano, accostando e accumulando segni e simboli per farli brillare nella loro cruda, torva, sbilenca, purezza. Il filo narrativo – come forse già in Three Kings – non è che un sottotesto, una scusa, l’avvio del discorso. I materiali sui quali Russell lavora, con gusto, sono i volti delle sorelle dei due pugili – esageratamente numerose, sporche brutte e cattive – la povertà strutturale delle esistenze dei protagonisti, il giro di caratteri della fauna locale (il poliziotto, la cameriera, l’operaio, il piccolo imprenditore trafficone, ecc.), l’asfissiante ristrettezza dell’orizzonte antropologico ed esistenziale della cittadina teatro dell’azione, il disperato provincialismo che tutto inghiotte e tutto annulla. E poi la televisione, il videogiornalismo d’inchiesta, la produzione factual, sempre più esorbitante riconfigurazione manipolatoria del mondo.
Evidentemente intenzionato a non lasciare dubbi sulla distanza tra testo apparente e testo effettivo, Russell non solo si abbandona senza esitazione alla retorica del lieto fine, ma mostra, in coda, una lunga sequenza nella quale compaiono uno accanto all’altro i due veri protagonisti della vicenda. Come per dire che la verità non si trova, si cerca.
Titolo originale: The Fighter
Produzione: USA 2010
Regia: David O. Russell
Cast: Christian Bale, Amy Adams, Mark Wahlberg, Melissa Leo, Dendrie Taylor
Genere: drammatico
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 4 marzo 2011
The Fighter, trailer: