La povertà auto-compiaciuta segna il ritorno dietro la macchina da presa di Iñárritu senza Arriaga, ma con un grande Bardem
04/02/11 – Una Bercellona sotterranea, cupa, viscida, violenta, sporca fa da sfondo a Biutiful, il nuovo film di Alejandro González Iñárritu. Il regista messicano torna dietro la macchina da presa dopo quattro anni e si sposta dal suo Messico verso una Spagna anomala, allo scopo di centrare un’altra storia di vite distrutte. Uxbal è un padre morente preoccupato per la sorte dei suoi due figli. La sua vicenda è il fulcro per raccontarne tante altre satelliti: quella della sua ex-compagna con problemi mentali, quella di una donna africana il cui marito è stato rimpatriato, quella di un uomo cinese che nasconde la sua omosessualità e sfrutta forza lavoro clandestina, tanto per citare le più approfondite. Biutiful si crogiola, per tutto il film, in un lacerante e permanente senso di solitudine. Il suo protagonista è un uomo liminale che vive nell’illegalità per tirare avanti. Si contorna di persone che non sono meglio di lui e che a lui si aggrappano cercando di non colare a picco. La poetica di questo autore porta, così, ancora una volta alla luce il degrado e la disperazione; encomiabile per un cinema internazionale sempre troppo spesso votato alle problematicità borghesi (tema oltretutto superato in questa crisi di postpost-modernismo) e all’esaltazione del lusso e della ricchezza, ma irritante quando raccontare la povertà diventa autocompiacimento.
Perso lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, il regista perde anche la scintillante e accattivante qualità di scrittura a ragnatela che ha contraddistinto preziosi lavori come Amores Perros, 21 grammi e Babel, da lui firmati negli ultimi dieci anni. E in effetti senza una forte base, la mano di Iñárritu si muove tremolante nel trasporre in immagini la sua sceneggiatura, a tratti confusa e sbilenca, con alcune falde nella strutturazione dei personaggi minori e una prolissità che lo porta a scelte narrative azzardate, incomplete e di cattivo gusto. Anche se restano alcune inquadrature di grande forza visiva, la pellicola non convince: cerca una grana grossa, ma alla fine si ritrova a essere un’opera vittima delle sue stesse ambizioni, che non si concede all’asciuttezza estetica e morale necessarie in questo caso, che non concede nemmeno al suo protagonista alla fine la dignità morale che merita, scadendo in un siparietto sul sovrannaturale fuori tema e fuori tono. Il film si nutre così vampirescamente della performance di un Javier Bardem – meritatamente premiato a Cannes e incomprensibilmente lasciato fuori dalla campagna dei premi americani – stropicciato, che si getta fino in fondo in un personaggio pieno di sfumature, diviso fra uno spirito e un corpo ammaccato. Uxbal sopravvive al film e a se stesso.
Titolo originale: Biutiful
Produzione: USA 2010
Regia: Alejandro Gonzalez Inarritu
Cast: Javier Bardem, Maricel Álvarez, Eduard Fernández, Diaryatou Daff, Cheng Tai Shen
Genere: drammatico
Durata: 138′
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 4 febbraio 2011