Ariane Ascaride (straordinaria attrice, Coppa Volti nel 2019 per Gloria Mundi), Jean-Pierre Darrousin e Gérard Meylan fanno parte ormai della famiglia cinematografica del regista e sceneggiatore di origine armena Robert Guédiguian e i suoi film spesso vengono scritti già pensando ai loro volti, legati a determinati personaggi, in un’altra casa cinematografica che è Marsiglia, la città dove il regista è nato e vive da tutta la vita.
In La pie voleuse (La gazza ladra) – presentato alla Festa del cinema di Roma nella sezione Gran Public -, in una città piena di luce di giornate estive, dove si può fare il bagno o godere dal terrazzo della luminosità del mare, conosciamo Maria, ex operaia delusa da come tutte le battaglie sindacali siano andate a finire (lei che aveva vissuto le lotte degli anni Settanta). Una donna che continua a sognare tutto ciò che la vita sembra precluderle. Per ripagare i debiti di gioco del marito e per regalare lezioni di piano all’amato nipote, lavora presso diversi anziani, facendo loro la spesa, qualche pulizia domestica e soprattutto passando del tempo chiacchierando con anziani che passano le giornate in totale solitudine.
Maria è legata affettivamente a tutti loro ma i suoi desideri per la sua famiglia sono più forti e quindi, una volta acquistando del pesce, fa mettere nel conto anche qualche ostrica e un’altra, mentre restituisce il resto di una spesa, sottrae dieci euro. Piccoli furti che non intaccano le finanze degli anziani e che l’aiutano a coltivare l’idea di condurre un’altra vita e coltivare sogni di futuro per il nipote che la donna crede molto dotato per la musica. Nei suoi furti in case che hanno tutte una vista sul mare, come se fosse la via di fuga di questa piccola gazza ladra attratta dalla luce (speranza) di un nuovo futuro (almeno per il piccolo di casa), c’è un tale garbo e una leggerezza “buona” che non li fa apparire così gravi, come invece sono per il figlio di una delle sue vittime, desideroso di ricevere l’eredità paterna per migliorare la sua vita. Il giovane pieno di rabbia e di risentimento nei confronti della vita (e del padre), incontrerà la figlia di Maria e il film che aveva un tratto malinconico e allo stesso tempo giocoso dato dal movimento della protagonista tra le vie del suo quartiere, si trasformerà in piccola commedia degli equivoci, con quel tocco di leggerezza presente anche nell’omonima opera rossiniana.
L’egoismo legato al desiderio di miglioramento personale, in contrasto con un piccolo esproprio per un bene collettivo più alto. Da questo punto di vista, La gazza ladra dialoga molto con Berlinguer-la grande ambizione di Andrea Segre nel desiderio di una collettività che ritorni protagonista della dimensione sociale del vivere. E dialoga anche con l’opera di Victor Hugo alla quale il regista si è sempre ispirato in tante opere. Qui lo scrittore, definito il padre del romanticismo francese, viene citato apertamente,
Con il regista abbiamo parlato della semplicità di questo film dove l’espressività degli attori e la musica sono utilizzate per dire molte cose in modo non verbale, di Victor Hugo, della luce di Marsiglia, dell’anarchia di Maria e di una macchina da presa invisibile perché il regista, da sempre, lascia lavorare gli attori e poi si muove seguendo le loro proposte.
giovanna barreca