Il complotto di Tirana – intervista a Manfredi Lucibello

Intervista a Manfredi Lucibello a cura di Giovanna Barreca

Manfredi Lucibello negli anni ha dimostrato con opere come Non riattaccare e Tutte le mie notti tutto il suo talento registico. Con Il complotto di Tirana, presentato alla Festa del cinema di Roma ci regala un documentario scritto anche con estrema sapienza, capace di intrigare e divertire il pubblico portandolo a porsi diverse domande sull’arte che vanno oltre la vicenda narrata.

Il film racconta il complotto di Tirana, quando nel 2000, per la prima edizione della Biennale della capitale albanese Oliviero Toscani venne invitato a curarne una sezione e invitò quattro artisti controversi. E fino a qui nulla di strano perché Toscani da sempre ha lavorato anche sulla provocazione e quindi Dimitri Bioy (presunto pedofilo), Marcello Gavotta (pornografo dichiarato), Bola Equa (attivista nigeriana) e Hamid Picardo (fotografo ufficiale di Bin Laden) sembravano autori plausibili … Ma li aveva invitati davvero Oliviero Toscani questi personaggi? Quella che producono è davvero arte?

Tutta la prima parte del documentario, giocando tra finzione e realtà spinge a porsi domande di questo genere perché ne vediamo le opere, sentiamo persone autorevoli che le commentano parlando di grandi performance della storia dell’arte contemporanea, dell’artista che crea e che deve essere il primo ad essere provocato. E tale domande ne stimolano un’altra: che ruolo ha oggi la critica?

Nella seconda parte del doc invece conosciamo Marco Lavagetto, l’artefice del famoso complotto di Tirana che ha orchestrato tutto da Cogoleto, una piccola città in provincia di Genova come vive e lavora costruendo bare. Lucibello sa raccontare luci ed ombre di un personaggio davvero controverso, senza giudizio a oltre vent’anni dai fatti, quando ormai tutto è stato prescritto dalla Magistratura.

Un film che sa giocare con tutti gli strumenti del cinema del reale, senza dimenticare come la macchina da presa possa e sappia lavorare sulle opere di pura finzione perché in tutta questa storia il confine tra scherzo, imbrogio, beffa, provocazione e gioco è molto molto labile.

Ai nostri microfoni Lucibello ci racconta la genesi del documentario, l’incontro con Toscani, Lavagetto e come tutto ciò che ruota intorno a “il complotto di Tirana” sia un grande inno alla vita, un atto di provocazione contro il sistema arte e il mercato dell’arte.

giovanna barreca