Bardo, la cronaca falsa di alcune verità di Alejandro G. Iñárritu, in Concorso alla 79esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia ha diviso la critica internazionale presente al Lido che invece aveva amato Roma, Leone d’oro nel 2018.
Bardo, soprattutto per gli aspetti narrativi e il tono farsesco tra commedia e dramma, si avvicina di più a opere come Birdman. Anche qui lunghi piani sequenza ma la storia del giornalista Silverio – ormai a Los Angeles da anni che, per ricevere un riconoscimento, torna nel suo paese natale e da lì cerca di affrontare una profonda crisi d’identità – aveva bisogno di un apporto coreografico molto sontuoso (e prospettive spesso esasperate) soprattutto quando la ricerca personale del giornalista porta anche a una rivisitazione nella storia politica, di conquista e poi di sottomissione vissuta su terra messicana dai suoi avi.
Nell’intervista il regista svela molto sul lavoro svolto sulla messa in scena soprattutto rispetto alle tante domande su quanto quest’opera abbia aspetti autobiografici al suo interno e sul significato per Iñárritu del concetto di Bardo.
giovanna barreca