Redi Hasa e la sua musica (il suo violoncello) sono l’elemento che traghetta l’intera storia per immagini contenuta in Parlate a bassa voce di Esmeralda Calabria, presentato in anteprima nella selezione ufficiale Documentari Italiani alla 40esima edizione del Torino film festival. Con Redi la regista torna in Albania e incontra chi ha vissuto nel periodo del regime comunista di Enver Hoxha, chi tentò di fuggire e venne imprigionato, chi – nonostante non ci fosse libertà di parola e si avesse paura di esprimersi persino con i vicini di casa, potenziali spie, in uno slancio afferma: “Eravamo tutto poveri ma felici”.
Attori, registi ed ex ragazzi di allora che, una volta caduto il regime, ascoltarono la musica degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta tutta insieme, lasciano emergere – attraverso le loro parole in un viaggio nei ricordi – tutte le contraddizioni di un paese dove tutti potevano studiare ma non potevano esprimere liberamente il loro pensiero. Un paese isolato dal resto del mondo, dove regnava la paura ma si era guidati da ideali comuni.
Nel documentario, grazie proprio agli incontri, al calore di volti segnati dal tempo lo spettatore può capire su quali basi oggi poggi la giovane democrazia che piano piano si sta aprendo al mondo e ad un ritrovato benessere, dopo anni difficilissimi. Ricordiamo che dopo la caduta del muro di Berlino e del blocco sovietico, nel 1997 in Albania scoppiò una guerra civile. Redi scappò proprio in quel periodo per trovare in Italia o meglio in Puglia la sua seconda casa.
Nel film che è anche un meraviglioso viaggio sonoro, contiene le musiche originali di Redi Hasa.
giovanna barreca