Una direzione, un solo sguardo e la volontà di tenere lo spettatore legato a quello sguardo anche quando era doloroso non abbassarlo, sia come regista sia come futura spettatrice. Alla base di L’événement – La scelta di Anne di Audrey Diwan – con protagonista Anamaria Vartolomei, che avrebbe meritato la Coppa Mastroianni alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il film è stato presentato in concorso e ha vinto il Leone d’oro – c’è questo ragionamento che la regista francese ha iniziato con Annie Ernaux, scrittrice del romanzo autobiografico dal quale il film è tratto e al quale resta fedele.
Anne (che nel libro è Annie, per permettere all’attrice protagonista di mantenere anche un distacco dal personaggio letterario) è una giovane studentessa che frequenta l’università (la prima della sua famiglia a farlo), vorrebbe concludere i suoi studi e poi insegnare lasciando così la casa dei genitori che vivono in una cittadina di provincia e gestiscono un bar. Un’emancipazione che passa attraverso lo studio. Ha delle amiche, le piace divertirsi con loro e alle feste conoscere persone nuove.
Ad Anne piace vivere, è bella, è determinata rispetto a ciò che vuole nel presente e soprattutto nel futuro. Quando rimane incinta non ha alcun dubbio, vuole abortire anche se in Francia nel 1963 era illegale e si rischiavano diversi anni di prigione anche dopo un aborto, se questo non veniva dichiarato spontaneo dal medico del pronto soccorso. La condanna poteva andare dai 6 mesi ai due anni di carcere.
“Avevo la malattia che costringe le donne a diventare casalinghe a vita” dirà a un suo professore perché è questo che Anne fugge più di ogni altra cosa. Ha studiato per anni, ha sacrificato molto e non vuole rovinare il suo futuro per il piacere distratto di una notte.
Dopo la scelta l’aspetta un percorso di dolore e violenta per raggiungere il suo scopo (che lo spettatore vivrà con la ragazza) durante le 12 settimane (scandite sullo schermo) che la giovane ha a disposizione. Un percorso di solitudine. Anne sarà sola per tutto il film, scegliendo di non raccontare nulla ai genitori, avendo molte remore a confidarsi con le amiche troppo condizionate dal sentire comune, sociale e politico rispetto al tema dell’aborto.
Durante la nostra intervista, abbiamo parlato con l’attrice soprattutto del lavoro fatto perché la protagonista fosse credibile come giovane degli anni Sessanta ma in grado di parlare alle donne di oggi e quindi rendere la vicenda attuale. Con la regista – alla sua seconda regia dopo aver lavorato per anni come sceneggiatrice – ci siamo soffermate soprattutto sugli aspetti stilistici, sul lavoro molto interessante fatto sul tempo e quindi sulla messa in scena dove la difficoltà maggiore era trovare la durata esatta dei piani: “Dovevano essere abbastanza lunghi per suscitare una reazione ma non troppo lunghi per non diventare provocatori. C’è una frase che mi ha mandato la scrittrice pronunciata da Chekov: ‘Siate giusti e il resto verrà da sé’; mi ha aiutata molto a far bene”. Un film dove sono fondamentali i silenzi e i respiri ed è stato usato un formato 1:67:1 perché la vicinanza con Anne fosse totale per lo spettatore.
In Francia solo nel 1974 la ministra della sanità Simone Veil (sopravvissuta ad Auschwitz e nel 1979 prima donna Presidente del Parlamento europeo) riuscì a far passare la legge in un Parlamento formato da 9 donne e 469 uomini, con un deputato che portò un feto sotto formalina in aula per condizionare il voto. Veil parlò di circa trecento decessi l’anno causati dalle condizioni di clandestinità alle quali le donne ricorrevano per abortire. La legge venne approvata, in via definitiva, nel gennaio del 1975. La 194 in Italia arriverà tre anni dopo.
L’événement – La scelta di Anne, dopo aver vinto il Leone d’oro come miglior film, arriverà nelle sale dal 4 novembre, distribuito da Eurpictures.
giovanna barreca