Tra i reati che hanno visto un aumento esponenziale durante il lockdown c’è sicuramente quello del revenge porn perchè lo stare a casa ha aumentato la connessione alla rete e l’accesso anche di giovanissimi ai social senza che ne conoscano davvero il linguaggio e la forza distruttiva. Le immagini (e i video) postati usando immagini di amici e di fidanzati/fidanzate per vendicarsi, dopo una lite, possono avere sulle vittime conseguenze devastanti. Il fenomeno è in crescita da anni e solo l’anno scorso è entrata in vigore una legge che punisce tale reato: chi mette in pratica il revenge porn potrà essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione ma anche di istigazione al suicidio. Il testo della legge prevede che: “chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o contenuti sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, può essere punito con la reclusione da 1 a 6 anni di carcere e con una multa che può raggiungere i 15000 euro”.
Nel frattempo diverse adolescenti sono morte e tanti altri scelgono un isolamento forzato dentro le mura di casa per un senso di vergogna, perchè non sono in grado di affrontare gli sguardi accusatori di chi ha visto le loro immagini (video) private. Un recente studio della European Women’s Lobby stima che negli Stati Uniti una persona su 25 è stata vittima di revenge porn, nel Regno Unito e in Australia una persona su 3 e in Europa circa 9 milioni di ragazze hanno subito una qualche forma di violenza online prima dei 15 anni.
La sceneggiatura del corto Revenge room, scritta da Alessandro Diele, ha vinto la seconda edizione del contest “La realtà che non esiste”e aveva già come protagonisti un ragazzo e una ragazza innamorati. Poi, dopo un litigio, si lasciano e il ragazzo – per vendetta – posta immagini private e intime della ex. Nel corto la ragazza (Federica) è chiusa nella sua stanza e non sa come affrontare ciò che le è capitato e come rispondere ai messaggi di insulti che le arrivano continuamente. Il ragazzo (Davide) è in una sorta di limbo scuro dove ha la possibilità – messo davanti alla gravità della sua azione – di capire e forse redimersi.
IL regista Diego Botta ha lavorato molto sulla luce e sugli stati d’animo dei due protagonisti che si ritrovano a vivere due incubi diversi ma ugualmente spaventosi.
Vista l’importanza del tema e il desiderio di arrivare ad un pubblico molto vasto – perchè spesso il reato è ignorato dai più giovani ma anche dai genitori – One More Pictures e Rai Cinema Channel hanno deciso di rendere il progetto transmediale e quindi è nato il cortometraggio presentato come evento speciale alla 77esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e diretto da Diego Botta con protagonisti Alessio Boni, Violante Placido, Eleonora Gaggero, Luca Chikovani e Manuela Morabito con la canzone Sogni d’oro e di platino di Baby K sui titoli di coda. Poi ne seguirà un cortometraggio in VR che verrà presentato al Festival della Visione di Roma e infine un video mapping narrativo che verrà presentato a ottobre.
giovanna barreca