“Il punto di vista di un esterno era il più onesto perché è stato il mio” afferma ai nostri microfoni Pier Lorenzo Pisano, regista di Così in terra, in concorso al Ca’ Foscari Short film festival, per spiegare com’è nato il personaggio del prete interpretato da Roberto Citran. Il film inizia con uno sparuto numero di persone che si reca alla messa e le macerie che si vedono in campo medio e in campo lungo, aiutano immediatamente a comprendere perchè il rito venga celebrato all’aria aperta. Il religioso interagirà con fedeli che vanno a confessarsi solo per scambiare una parola con qualcuno, con uomini e donne perchè devono restare in un paese ormai vuoto, visto che tutti i sopravvissuti si sono spostati al Nord. Poi l’anziana signora Margherita che percorre il paese sempre con la sua capra al seguito, con le sue domande semplici, dirette, alle quali il prete non sa rispondere, metterà in crisi la fede del religioso, interrogando direttamente anche la coscienza dello spettatore.
Citran è l’unico attore professionista presente sul set perchè poi l’interazione è con interpreti che hanno vissuto la tragedia del terremoto. I testimoni, il loro sguardo vero sul territorio devastato è lo strumento che il regista utilizza per ricostruire la loro vicenda interiore, l’esperienza umana legata alla perdita di ogni cosa materiale ma soprattutto alla perdita degli affetti più cari. Ed è l’aspetto più riuscito del cortometraggio.
Il film è stato selezionato al Festival di Cannes, nella sezione Cinéfondation 2018.
Nella nostra intervista l’autore napoletano parte svelandoci come il terremoto sia da sempre nel suo immaginario, grazie ai racconti dei nonni, per poi spiegare anche la nascita di alcune inquadrature non facili da realizzare in una location del genere.
giovanna barreca