“Dalla parte sbagliata si muore” cantava De Gregori e vedendo il documentario Isis, tomorrow – The lost souls of Mosul, presentato Fuori concorso alla 75esima Mostra del cinema di Venezia, è stato immediato ripensare a quella lirica.
La giornalista Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi sono andati a incontrare, ascoltare e poi filmare chi si trova oggi “dalla parte sbagliata”, o almeno è considerata tale da tutto l’Occidente: le vedove e gli orfani dei soldati dell’Isis.
Il conflitto in Iraq ha lasciato tanti soldati sul campo e migliaia di donne e bambini rimasti in vita ma fortemente ideologizzati che, nonostante la sconfitta, continuano a parlare di vendetta, di una loro forma di giustizia. E un paese che non sa come riuscire a inserirli nuovamente nella vita del paese e per il momento li tiene isolati. “Gli attacchi in Europa guariscono le nostre ferite” perchè l’Occidente è formato da infedeli da sterminare, afferma un bambino nel documentario. E ascoltandoli sembra che l’Isis sotto questo punto di vista abbia raggiunto l’obiettivo di usare i bambini come arma per portare nel futuro l’idea di un grande Califfato universale.
Come afferma la regista Mannocchi ai nostri microfoni: “Era difficile provare empatia per una donna orgogliosa di essere affiliata a un’organizzazione terroristica ma abbiamo tentato di concedere umanità ai colpevoli. Abbiamo provato ad avvicinare i figli dei colpevoli senza pregiudizi”.
E rispetto alle critiche sulla troppa violenza mostrata, la giornalista anche ai nostri microfoni è stata molto chiara: “Non era troppa perchè è la realtà, è quotidiano il dolore e la sofferenza come i cadaveri per strada ad oltre un anno dalla fine del conflitto. La normalizzazione alla violenza c’è e non ha senso non vederla”.
Il documentario sarà nelle sale da settembre, distribuito da ZaLab.
giovanna barreca