Ca’ Foscari – 16 mm per un passato sempre presente in Free camera

Lukas Marz racconta l'animo di un anziano operatore televisivo che in quel suo lavoro continua a rifugiare i suoi ricordi, con amore, come unica ragione di vita. La nostra intervista al regista tedesco.
Intervista a Lukas Marz a cura di Giovanna Barreca

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Sinossi.Ernst Schmid non vorrebbe altro che continuare a girare film, ma a causa della malattia di sua moglie può a malapena uscire di casa. Tuttavia per girare questo documentario è tornato nei posti dove un tempo ha lavorato, tentando di rimembrare il suo passato come operatore dei Bavaria Studios. E ricordando anche tutte le difficoltà che questo lavoro ha portato alla vita di famiglia. (Da catalogo festival)

Lukas März, dopo essersi laureato in filosofia, dal 2016 ha iniziato a studiare sceneggiatura presso Università di Televisione e Film di Monaco e, al Ca’ Foscari Short film festival ha portato il suo sorriso pieno di gioia e la sua voglia di tornare a parlare l’italiano imparato (perfettamente) in sei mesi di Erasmus nel nostro paese. Un entusiasmo contagioso e una capacità di interagire e di ascoltare il prossimo che è anche alla base della buona riuscita di Free camera, il suo cortometraggio, in concorso con altri 30 provenienti da 26 paesi diversi. Durante un volo aereo inizia a chiacchierare con Ernst Schmid, operatore televisivo ormai in pensione, e tanto desideroso di condividere quel lavoro che era anche la sua ragione di vita. Un anno e mezzo dopo – quando la sua università gli lancia la sfida di girare un corto in pellicola – Marz intuisce immediatamente che quell’incontro inaspettato e fortunato poteva permettergli di esplorare il passato tecnologico del cinema e il passato di un uomo che di quel mondo ancora riempie il suo presente con la forza del ricordo.
Come afferma anche durante la nostra intervista, la ricerca non è stata semplici ma ritrovato Ernst, Marz intuisce che non doveva limitarsi a mettere in scena il ritratto professionale ma poteva unire quello personale per un cortometraggi originale e ricco di suggestioni. Infatti Ernst Schmid si rifugia nel passato dietro la macchina da presa come se fosse un eterno presente, visto che la sua quotidianità non gli piace e somiglia alla sua casa fotografata come piccola e claustrofobica.
Mentre Lukas Marz lo riprende nel vecchio stadio olimpico di Monaco, accanto ad un vecchio braccio meccanico, i movimenti naturali di Ernst riescono a trascinare lo spettatore in quei luoghi come se fossero ancora vivi e l’uomo fosse lì per lavorare con la sua macchina da presa in pellicola, attento alla luce di ogni inquadratura. In quella cucina piccola dove i gesti sono ripetuti nel fluire lento e noioso del quotidiano, mentre si trova a tavola e mostra agli operatori le sue foto su diversi set, non è difficile immaginarlo mentre visionava con un gesto simile, in moviola, centinaia e centinaia di fotogrammi.
Nella nostra intervista il regista tedesco ci spiega come ha lavorato anche sul bianco e nero per legare anche la scelta cromatica all’identità del suo protagonista.

giovanna barreca