Sinossi. Magda è appena entrata nell’adolescenza. La madre non perde l’occasione di ricordarle la sua giovane età e le regole a cui è costretta. La ragazza però evade ugualmente: il suo spirito lascia il corpo e si trasforma in una proiezione astrale. Così si lascia trasportare in un viaggio nel proprio universo interiore, nel quale ha modo di far vivere la sua parte più intima. Quest’ultima però si scontra con i valori tradizionali della società, portando la giovane Magda a vedersi come un mostro. Astrale, attraverso un’eccezionale tecnica di animazione, offre uno sguardo delicato sulle incertezze e sugli interrogativi che tutti gli adolescenti si trovano prima o poi ad affrontare riguardanti la propria identità individuale e sessuale. (Da catalogo festival)
“Per il coraggio di aver affrontato un tema particolare, che mantiene i propri limiti, ma che non ostacola l’amore familiare” motiva la giuria internazionale del Ca’ Foscari Short Film Festival 2018 che ha assegnato la Menzione speciale Volumina – per l’opera che offre il miglior contributo al cinema come arte – al corto in stop motion Astrale di Bérénice Motais de Narbonne realizzato all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi.
Il personaggio dell’adolescente Madga, come rivela la regista ai nostri microfoni, è nata prima come protagonista di un suo fumetto e poi la tecnica del passo uno è stata solo un nuovo mezzo per raccontare la volontà di questa giovane di uscire dal corpo e di esplorare l’universo temporale che la circonda. Da subito la ragazza si scontra con il suo desiderio di indipendenza (lo scontro con la madre), poi in camera da letto prova a rapportarsi con un corpo in cambiamento e con nuove pulsioni. Il suo mondo interiore, nella dimensione astrale che assume, si trova a scontrarsi con le diverse culture che la circondano. (Basti ricordare la scena molto forte con il crocifisso magro e dolorante).
Anche se la creazione in plastilina dei personaggi è molto artigianale è l’insieme delle scelte stilistiche e le tante metafore raccontate, anche attraverso gli ambienti, che rendono il lavoro davvero originale e meritevole del premio ricevuto a Venezia e ci auguriamo di tanti altri anche in futuro. Ad affascinare soprattutto la creazione di una radura totalmente bianca dove la protagonista prova a capire quanto è importate accettarsi. In questo spazio così puro, Madga conosce la nuova serenità interiore, accettando – in una certa maniera – la sua bestia nera, quella che ognuno di noi ha nel profondo dell’animo e con la quale è bene fare i conti. La regista ha aggiunto: “Il bianco è la dolcezza della danza e della natura alla quale Madga si contrappone e si bilancia allo stesso tempo”.
giovanna barreca