Il nuovo lavoro di Jacopo Quadri come ideatore, regista e montatore, si sviluppa attraverso le stagioni e ci sono tanti incontri che arricchiscono una narrazione incentrata sulla vita fatta di duro lavoro di due fratelli gemelli, Lorelllo e Brunello del titolo dato all’opera. Due uomini adulti che vivono nelle campagne di Pianetti di Sovana, in Maremma e svolgono un lavoro che il regista sa restituire anche nella sua precisione quasi geometrica, sconosciuta ai più. In concorso internazionale al Torino Film Festival il film è nato da “un lavoro di ricerca storico per capire com’erano all’inizio del Novecento le nostre campagne: “Ci è sembrato un livello di studio necessario, anche se poi non lo abbiamo inserito in montaggio”, precisa il regista.
Quadri da anni frequenta quelle zone del Nostro Paese e, accendendo la macchina da presa, si è ritrovato a osservare, pedinare, arricchire di note dolci e amare – grazie soprattutto al contrappunto musicale – un’esistenza caratterizzata dalla resistenza, dallo scegliere di stare in una campagna sempre più spopolata, sempre più abbandonata a se stessa.
“Il nostro sentimento nello stare lì è anche di esaltazione dello spazio della natura che ho cercato di restituire” e sulla musica, spesso scelta per spiazzare, per aiutare il film a cambiare marcia spiega: “volevamo trasmettere che possiamo avere anche uno sguardo più alto e più libero verso il lavoro nelle campagna”.
Alla nostra domanda sulla posizione che sceglie di aver la sua macchina da presa, risponde con una sua riflessione, regalandoci anche un aneddoto legato al sceneggiatore Furio Scarpelli.
giovanna barreca