I protagonisti di Ogni tuo respiro, Breathe il titolo originale dell’opera prima di Andy Serkis, sono due giovani innamorati che vivono spensierati la loro giovinezza e che – dopo un colpo di fulmine reciproco – scelgono di sposarsi e di iniziare una vita fatta di scelte condivise, con una donna che segue il marito fino in Kenya e non accetta – siamo alla fine degli anni Cinquanta – di vivere passivamente il suo ruolo di moglie. Diana segue Robin e nella clip che vi proponiamo potrete ascoltare un momento felice quando, seduti su una jeep, la donna comunica al compagno l’arrivo del loro primo figlio con l’umorismo tipico del loro modo di comunicare.
Da lì a poco le cose cambieranno drasticamente perchè Robin contrae una grave forma di poliomelite e rimarrà totalmente paralizzato dalla testa in giù, restando in vita grazie a un respiratore. Dopo momenti di sconforto per entrambi e, fortunatamente per lo spettatore privi di pietismo e di rassegnazione, anzi con la forza di prendere in considerazione anche di interrompere tale sopravvivenza, i due decidono di dare un senso a quella loro nuova vita. Con l’aiuto di amici e parenti l’uomo uscirà dall’ospedale, nonostante il parere negativo dei medici che ritenevano impossibile il buon funzionamento del respiratore e la cura del paziente fuori dalla struttura ospedaliera.
Da questo momento segue il racconto di un capitolo completamente diverso per Robin e Diana che crescono insieme il loro figliolo e affrontano ogni battaglia insieme, fino a quando varrà la pena lottare per loro e per i tanti malati che hanno beneficiato delle battaglie intraprese dall’uomo per rendere accettabile la vita di tutti i malati in tale condizione.
Il film è prodotto da Jonathan Cavendish, il vero figlio della coppia, che ha scelto l’attore Andy Serkis come regista alla sua opera prima (anche se è stato seconda unità in diversi film, uno tra tutti Il signore degli anelli di Peter Jackson) e per impersonare il padre l’attore Andrew Garfield e per la madre Claire Foy, conosciuta dal grande pubblico per la serie The crown. Un vero atto d’amore di un figlio nei confronti dei suoi genitori. La donna ha aiutato molto gli attori raccontando il suo stato d’animo e in un’intervista parla di una guarigione mentale del marito (ma ovviamente non fisica) dopo tre anni dall’inizio della malattia, quando la rudimentale sedia a rotelle – con respiratore costruita da un amico – permise al marito di prendere possesso anche di altri spazi, oltre al letto di casa.
Queste parole e lo spirito che si vuole dare al film, alla lotta tornano nelle scelte registiche dove i colori caldi della vita in Kenya sembrano – dopo la parentesi ospedaliera e le prime difficoltà – tornare nella casa in Inghilterra, quando delle piccole conquiste quotidiane godono con amici e parenti che sono parte integrante dell’amore di Robin per ogni nuovo giorno.
Un biopic su una vita fatta di decisioni forti nei confronti della vita, come nei confronti della morte che – proprio per questo – arriva come autentico agli spettatori anche se forse, un lavoro più introspettivo sui pensieri della coppia, avrebbe regalato maggiore spessore all’opera.
giovanna barreca