Dopo aver vinto Gran Prix all’ultimo Festival di Cannes ed essere stato accolto con successo dalla critica internazionale, arriva nei cinema italiani 120 battiti al minuto di Robin Campillo, candidato francese per l’Oscar al miglior film straniero.
Ambientato nella Parigi dei primi anni Novanta, il film racconta i moti di protesta degli attivisti di Act Up, associazione pronta a tutto pur di rompere il silenzio generale sull’epidemia di AIDS che sta mietendo innumerevoli vittime. Tra gli attivisti c’è Nathan, che inizia una relazione con un giovane ragazzo malato, Sean, uno dei militanti più radicali del movimento.
“Mi sono unito a Act Up-Paris nell’aprile del 1992, più o meno a 10 anni dall’inizio dell’epidemia di AIDS – racconta Robin Campillo -. Fin dal primo incontro a cui ho partecipato, sono rimasto profondamente colpito dall’entusiasmo del gruppo, considerando che quegli anni sono stati i più duri del contagio. I gay che avevano subito inermi la malattia negli anni Ottanta, erano diventati attori chiave nella battaglia per sconfiggerla. La forza del movimento veniva dalle scintille che scoccavano tra gruppi diversi di individui che imparavano sul campo a costruire un discorso e una posizione comune al di là delle differenze. Con Philippe Mangeot, ex membro di Act Up che ha collaborato con me alla sceneggiatura, eravamo d’accordo sull’importanza di restituire innanzitutto la polifonia di voci e l’intensità delle discussioni. Oggi grazie a internet possiamo avere facilmente la sensazione di appartenere a una battaglia comune, ma questo modo di aggregarsi è difficile che prenda davvero corpo e metta radici. A quei tempi le persone dovevano unirsi fisicamente in uno spazio reale, fronteggiarsi gli uni con gli altri e confrontare le proprie idee.”
Ascolta la nostra intervista al regista marocchino Robin Campillo e all’attore Arnaud Valois.
120 battiti al minuto uscirà nelle sale italiane il 5 ottobre, distribuito da Teodora Film.
Il trailer italiano di 120 battiti al minuto