(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
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19/11/10 – Tra i 6 lungometraggi inseriti nella sezione ufficiale “Panorama italiano” del 51° Festival dei Popoli di Firenze, come documentari rappresentativi della miglior produzione contemporanea italiana Luciano Barisone e il suo staff hanno inserito La valle della luna, esordio di Giovanni Buccomino definito “il ritratto di una comunità hippy sullo sfondo del paesaggio sardo”. La definizione sicuramente ci aveva incuriosito perché contemporaneo e hippy erano due termini che indubbiamente potevano urtare una contro l’altra. Poi abbiamo capito come potevano convivere. Buccomino, autore anche delle musiche e co-montatore, ha portato tutti gli spettatori “in un pezzo di mondo fuori dal mondo”.
In Sardegna esistono alcune valli dove il vento e l’acqua del mare hanno modellato la pietra, soprattutto in questo luogo non rovinato dalla speculazione edilizia, che alcune persone hanno scelto come casa. Hanno deciso di vivere un contatto diverso con la natura, sentendosi però, come precisa uno di loro, “figli del nostro tempo”. L’inverno è caratterizzato da condizioni atmosferiche difficili e da mancanza di corrente elettrica che rendono dura la quotidianità; l’estate, quando il clima è più clemente, sorgono problemi diversi perché questi luoghi non sono più solitari ma vengono invasi da centinaia di persone che vogliono goderne. Buccomino ci racconta di aver trovato dei segni degli anni settanta e “per certi versi ho voluto realizzare un omaggio affettuoso e critico verso molte ingenuità di quell’epoca”. Nel doc antropologico emergono le contraddizioni tipiche e l’incapacità di portare avanti idee utopistiche.