(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
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18/11/10 – Anton e Marianne sono due medici. Il primo opera in Africa presso un campo profughi, la seconda in Danimarca dove vive col figlio Elias. Nella scuola di periferia che l’adolescente frequenta, diversi ragazzi lo hanno preso di mira. Quando Christian – suo coetaneo arrivato in quella scuola dopo la morte della madre e l’obbligatorio trasferimento a casa della nonna – vede le vessazioni subite dal compagno, lo difende scaricando sui bulli tutta la violenza e la rabbia provate verso la madre, che morendo l’ha abbandonato, e verso il padre che non riesce a capirlo. Il padre di Elias è anch’esso assente ma quando torna a casa e sta con i due ragazzi, il suo comportamento esemplare guidato da principi ferrei di rispetto degli altri e delle regole civili, irrita a tal punto Christian da spingerlo a una violenza tragica.
“Una civilità caduta nel caos” precisa la regista, è il mondo di riferimento della storia, ambientata in un territorio volutamente asettico (l’immagine della casa di Christian e delle sue tante stanze), in una terra che per il mondo intero è quella “armoniosa e ideale’, dove vengono rispettati i diritti civili e le persone hanno un alto tenore di vita. Dalla Danimarca, dal racconto della vicenda dei due giovani, con un mescolamento dei piani, all’Africa con le sue regole primitive legate alla sopravvivenza. In mezzo Anton che deve convivere con entrambe e accettare che anche il civile nord Europa può generare mostri o meglio esseri disadattati spinti a una violenza inaudita. Chi sogna davvero “un mondo migliore” è lui.
La regista danese Susanne Bier, da Freud’s leaving home all’acclamato Dopo il matrimonio, passando per il successo internazionale di Non desiderare la donna d’altri, continua a scandagliare l’animo umano dei suoi personaggi. Così, come scriveva Alessandro Leone per Paronoid Park, anche In un mondo migliore (In a better world, vincitore del premio del pubblico e della giuria al 5° festival internazionale del film di Roma e candidato ufficiale per la Danimarca alla notte degli Oscar) è “una vibrazione, un flusso emotivo” nel quale veniamo trascinati e nel quale sappiamo di essere cresciuti. Qui però i genitori sono parte integrante di quel disagio, non sono personaggi sfocati messi sullo sfondo. Sono presenti e sono le loro fragilità a essere specchio di quelle dei figli. Ottimo anche il rapporto tra dialoghi e silenzi fatti di immagini dense, che non sono alla ricerca di un rivelazione ma spietatamente mostrano il seguire della vicenda con una regia totalmente a servizio della storia.
Regia: Susanne Bier
Produzione: Danimarca, Svezia 2010
Cast: Ulrich Thomsen, Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Bodil Jørgensen, Camilla Gottlieb
Titolo originale: In a better world
Durata: 113′
Genere: drammatico
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 10 dicembre 2010
In un mondo migliore, trailer italiano: