Invita ad avvicinarsi per vedere le sue ferite evidenti, Chantal Ughi. “Vieni più vicino”, dice allo sguardo della telecamera. Si vede l’occhio tumefatto, i segni di una lotta recente. Nascosto forse l’invito, o il celato permesso, di poter andare al di là dei segni evidenti, e di entrare a contatto con quelli più dolorosi e nascosti.
Lo sguardo, sostenuto dal direttore della fotografia Simone Mogliè, è quello del regista livornese Simone Manetti; il luogo: il documentario Ciao Amore, vado a combattere (Goodbye Darling, I’m off to fight).
Classe 1978, già montatore di lusso per Paolo Virzì (La prima cosa bella, per cui è candidato nel 2010 per il Miglior Montaggio ai David di Donatello, al Ciak d’oro e ai Nastri d’argento) e in altri territori cinefotografici importanti, Manetti è approdato in Cambogia per girare la sua prima regia, il corto/fotodocumentario A New Family (2014), sguardo sulla vita di prostituzione ed emarginazione di due donne, che si incontrano e creano insieme un nuovo inizio.
Candidato come cortometraggio ai David del 2015, è stato prodotto dall’indipendente MEPRODUCODASOLO SRL dello sceneggiatore e regista Alfredo Covelli, che ha voluto credere ancora in Manetti quando ha deciso di tornare in Estremo Oriente, questa volta in Thailandia, per seguire, dopo un anno di assenza a causa di un infortunio, il ritorno sui ring del Muay Thai (anche noto come Boxe thailandese) di Chantal Ughi per riconquistare il titolo di fronte alla famiglia reale.
Una storia affascinante, quella della milanese Ughi: modella, attrice, cantante, da New York si era trasferita in Thailandia per staccare da un rapporto d’amore conflittuale e doloroso, e qui è rimasta per 5 anni, divenendo la campionessa del mondo di Muay Thai.
La grande intuizione di Manetti è stata però prima di tutto quella di aver capito, tramite la visione di filmati e materiale d’archivio, che, dietro a una vita di apparente vagare in ricerca di un senso, si nascondesse una storia di dolore personale sotterrato, una necessità d’amore che si scoprirà, grazie al percorso catartico di questo documentario, essere inquinato da bambina.
Tramite un montaggio avvolgente, in un andare e venire nel tempo e nella vita di Chantal Ughi, dove la si vede anche in compagnia di Asia Argento (è stata infatti sul set di film come Compagna di viaggio di Peter Del Monte, Fuori del mondo di Giuseppe Piccioni, Cresceranno i carciofi a Mimongo di Fulvio Ottaviano), si entrerà nel cuore del suo dolore, dandogli un nome; il taglio poetico della regia di Manetti che la segue passo passo, senza intima tregua, tra gli allenamenti e l’attesa dell’incontro per il titolo, che si trasformerà in mero bisogno di tornare a combattere.
“Una delle caratteristiche del Muay Thay – ha dichiarato Manetti – è il clinch, fondamentalmente un abbraccio tra due lottatori, che poi si vanno a colpire con ginocchiate violente alle varie parti del corpo. Un cortocircuito emotivo tra amore e dolore, perché ci si abbraccia più forte per colpire meglio”.
È infatti uno dei punti nodali del documentario la ripresa in primissimo piano di un clinch, di un lungo abbraccio in rallenti durante gli allenamenti della Ughi, che, parlando di un nuovo amore sbagliato con un lottatore thailandese, inizia a dissotterrare i propri demoni. A sostenere le immagini, qui, come in tutti i 74’ dell’opera di Manetti, le musiche del pisano Francesco Motta – salito agli onori della cronaca e del box office grazie al suo album solista La fine dei vent’anni -, che accompagnano questa rivalsa, sul ring della vita e dell’anima.
“Qui vengono molte anime perse, molti vengono per ritrovare se stessi”, dice il suo primo allenatore, colui che l’ha aiutata a diventare la campionessa del mondo. “Ognuno ha i propri demoni del passato, e attraverso il Muay Thai cercano una strada per trovare delle risposte. Anche Chantal era un po’ persa. Il suo primo incontro non stava andando bene, non credeva in se stessa. Le dissi: non hai niente da perdere, credi in te stessa, persegui il tuo obiettivo. E lo fece, e vinse l’incontro. E non si è più fermata”.
Da vedere assolutamente, al cinema grazie alla distribuzione, che premia opere di qualità, della bolognese I Wonder pictures, responsabile tra l’altro della discesa in sala italiana del Premio Oscar SUGAR MAN e CITIZENFOUR, sarà prossimamente al Cinema Detour di Roma e al Cinema 4 Mori di Livorno.
“Vorrei dedicare questo film a tutte le donne che hanno subito violenza. Vorrei far sapere loro che ci sono modi per combattere il passato e liberarsi, per risorgere dalle ceneri e rinascere”, ha dichiarato Chantal Ughi.
Parole di urgente necessità, come Ciao Amore, vado a combattere.
Giacomo d’Alelio per cinematografo.it