Nella Roma caotica e dispersiva di oggi, dove il nervo scoperto di un irrisolto rapporto padre/figlio genera mostri e il dialogo appare una scommessa persa in partenza, il ventiduenne Alessandro, ignorante e turbolento, finisce per accettare controvoglia di fare da accompagnatore per Giorgio, un anziano 85enne, con sospetti di Alzheimer. Giorgio è stato poeta, ha pubblicato raccolte di versi e si sente rilassato solo quando sta seduto sulla poltrona del salotto di casa. Tuttavia il giovane lo accompagna in opportune passeggiate quotidiane che aiutano a poco a poco a far emergere il passato dell’anziano…
Francesco Bruni ha studiato (e ora insegna) al Centro Sperimentale di Cinematografia. Dopo aver collaborato a quasi tutti i copioni di Paolo Virzì (dall’esordio con La bella vita, 1993, a Il capitale umano, 2014), è passato dietro la m.d.p., dirigendo Scialla!, 2011 e Noi 4, 2014. Questo sua terza prova trae spunto dalla vera malattia che ha colpito il padre del regista e ha segnato molto la sua vita quotidiana. La costruzione del racconto prevede di mettere di fronte, in forme sempre più aspre e ruvide, due figure del tutto opposte e distanti. Il 22enne e l’85enne risultano così naturalmente diversi, faticosamente obbligati alla compagnia, negati al dialogo. A ‘scongelare’ il loro rapporto arriva il racconto a pezzetti che Giorgio fa del proprio passato, e da quei frammenti Alessandro trae l’ispirazione per disegnare un itinerario come una fuga da casa verso un qualcosa di fiabesco.
Tutto quello che vuoi si muove certamente lungo una traccia di pericoli e di conoscenza. Sembrerebbe una evoluzione narrativa stimolante, orientata positivamente verso il cambiamento e la crescita. Il ‘sapere’ del vecchio si espande nella poesia e arriva in modo impercettibile al giovane. Bello, encomiabile, auspicabile. Sembra però che la brusca marcia indietro di Alessandro (la ‘pace’ con il padre) percorra un sentiero alquanto brusco e non del tutto credibile, abitato da improvvisi trasalimenti e pacificazioni. Si, è vero che i giovani non conoscono né storia né geografia, non rispettano età e buone maniere, ma appunto vanno affrontati secondo una certa logica dei caratteri.
Detto questo, resta nella mente la prova di Giuliano Montaldo (Giorgio, poeta partigiano e oggi residente nell’elegante quartiere Monteverde Vecchio) che tiene testa al quasi esordiente Andrea Carpenzano (Alessandro), a Donatella Finocchiaro (Claudia), Emanuele Propizio (Tommi), Raffaella Lebboroni (Laura).
Massimo Giraldi per cinematografo.it