“Godard? È un grande uomo, e il film non fa altro che umanizzarlo ulteriormente. Quello che volevo, comunque, non era fare un film sul grande Godard, ma provare a immaginare un personaggio di finzione da poter tradire e reinventare”. Michel Hazanavicius torna in concorso al Festival di Cannes – dopo il fortunato The Artist e il disastroso The Search – con questo insolito “biopic” sul maestro della Nouvelle Vague francese.
Le Redoutable – che vedremo in Italia distribuito da Cinema – si concentra sul periodo 1967-1979: i primi anni del sodalizio sentimentale e artistico tra Jean-Luc Godard (Louis Garrel) e l’attrice Anne Wiazemsky (Stacy Martin). Dal loro incontro sul set de La cinese (lei aveva solo 17 anni) fino al giorno della loro separazione. In mezzo, gli anni dei movimenti studenteschi e il clima di forte fermento rivoluzionario che, vedendo il cineasta sempre in prima linea, contribuirono a mutare la sua idea sul cinema.
“Nel film esploriamo questo duplice rapporto, quello di Godard con Anne e quello di Godard con il ’68: lui riesce ad essere contemporaneamente protagonista e antagonista di se stesso. Anche per questo emerge con forza una lettura ironica del personaggio”, spiega ancora il regista francese, che oltre ai due protagonisti dirige (come sempre) la moglie Bérénice Bejo, Grégory Gadebois e Micha Lescot.
A fagocitare il film, però, come è ovvio che sia, ci pensa Louis Garrel, al quale Hazanivicius fa dire in una delle primissime scene “io non sono Godard. Sono un attore che interpreta Godard, e nemmeno così bravo per giunta”: “Abbiamo giocato d’immaginazione, credo ci sia un buon mix tra ironia e tenerezza, lo spirito è quello del fumetto se vogliamo”, dice l’attore, che conclude: “D’altronde fare un biopic convenzionale su un personaggio come Godard sarebbe stato davvero inutile”.
Valerio Sammarco