Nella sezione L’Altro Cinema | Extra tre documentari sul ricordo, quasi dei porno-ricordi!
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)
01/11/10 – Il discorso sulla memoria personale è un qualcosa che sostanzia ogni essere umano e, di conseguenza, il cinema non poteva esimersi dal cercare di indagarne i meccanismi. In particolare, la forma documentaria, non solo per il suo frequente ricorso al metodo dell’intervista in ripresa frontale, mette direttamente (o meno) in scena il rito del ricordo, il racconto del sé e dunque del proprio passato. È per questo che tanto si è parlato nel corso della storia del cinema di una qual certa moralità: quali sono i limiti del vedere? Se li si supera non può forse succedere che l’atto del vedere tracimi in una forma di violenza che viene perpetrata ai danni di chi sceglie di mostrare se stesso e i propri traumi interiori? Sono riflessioni che emergono di fronte a tre dei documentari in competizione nella sezione L’Altro Cinema | Extra al 5° festival internazionale del film di Roma, The Woodmans di C. Scott Willis, The Canal Street Madam di Cameron Yates e Yoyochu – Sex to yoyogi tadashi no sekai di Masato Ishioka. Apparentemente il legame fra i tre film non è così immediato, perché The Woodmans è un ricordo della fotografa Francesca Woodman morta suicida giovanissima, The Canal Street Madam è invece il racconto fatto in prima persona di una donna americana che, trascinata dagli eventi e dalla mancanza di soldi, si è guadagnata da vivere facendo la prostituta, mentre infine Yoyochu – Sex to yoyogi tadashi no sekai è una dettagliata ricognizione del mondo del video noleggio giapponese, visto in particolare secondo l’ottica di un regista porno che racconta il suo percorso a partire dagli anni ’80.
Nei primi due documentari emerge con particolare evidenza il milieu sociale che ha portato a vivere una certa vita e non si sbaglierebbe a dire che in entrambi i casi emerge un ritratto preciso delle contraddizioni dell’american way of life, anche se da punti di vista che si potrebbero dire opposti. In The Woodmans infatti è l’ambizione e il desiderio di successo che brucia la vita della fotografa, tutto questo in un ambito familiare composto da soli artisti, con il terribile corollario di una competizione tra padre e figlia, madre e figlia, marito e moglie, e tra fratelli. Il tema della competizione, seppure esplicitato solo in pochi momenti durante il film, sembra in effetti essere l’elemento chiave per leggere questa tragedia americana in ambito bohémien. Allo stesso modo, una tragedia americana, stavolta in ambito sottoproletario, è quella che si racconta in The Canal Street Madam, dove si ripercorrono le vicissitudini di una prostituta, figlia di una prostituta e madre di due ragazzi finiti in carcere per vari motivi. Come in The Woodmans è la vita ai margini a connotare The Canal Street Madam, lasciando intravedere le rovine del tessuto sociale in un paese come gli Stati Uniti. Apparentemente più leggero, Yoyochu – Sex to yoyogi tadashi no sekai è piuttosto uno studio, forse involontario, del temibile maschilismo giapponese. Infatti, al di là della volontà di mostrare i desideri sessuali femminili, quel che ha ottenuto il regista di porno protagonista del film è stato diversificare il voyeurismo dei maschi giapponesi, tremendamente eccitati dal vedere donne che si danno piacere in perfetta solitudine.
Ecco che allora ritroviamo i fili del discorso: i limiti del vedere sono in gioco in tutti e tre i documentari, al di là di ogni giudizio di merito che se ne possa dare. Ma, in fin dei conti, se The Canal Street Madam e Yoyochu – Sex to yoyogi tadashi no sekai lasciano meno perplessità perché il limite è stato già oltrepassato dagli stessi protagonisti dei film, in The Woodmans a un certo punto si ha la sensazione che si scavi troppo in profondità fino a mostrare quel che non si dovrebbe. In fin dei conti la protagonista è una morta e chi ne parla sono i suoi cari e i suoi amici e allora in qualche momento si è avuta la sensazione che si sia esagerato nell’indugiare sulla commozione.