Tenebri giochi di Femmes fatales nell’ultimo film di Alain Corneau al 5° Festival internazionale del film di Roma
(Dalla nostra inviata Lia Colucci)
01/11/10 – Una storia che ammicca al grande cinema dell’intrigo amoroso americano, tutta giocato su sesso, potere e corruzione all’interno di una factory francese dove le due protagoniste principali, Ludivine Sagnier e la sua temibile capa Kristin Scott-Thomas, si contendono l’amore tra un ricatto e un’umiliazione. Alla fine ci scappa pure il morto, anzi la morta, in una storia veramente poco avvincente diretta dal regista da poco scomparso Alain Corneau senza una vera ispirazione. Poco carismatici gli attori in cui spicca la sempre bravissima Kristin Scott-Thomas, banali e prive di fascino le location. Ma è soprattutto il plot a non solleticare la curiosità dello spettatore: una vicenda poco credibile dove si tende ad esasperare i caratteri umani, per usare un temine giuridico per futili motivi. Non un briciolo d’ironia a condire questa indigesta pietanza che poteva guardare un po’ di più a Una donna in carriera o ispirarsi al ritmo del thriller d’oltreoceano che ha il pregio di non esibire tutta la storia nella prima parte del film lasciando la seconda a languire come in una specie di serial televisivo. Il finale premia gli umiliati anche se colpevoli, i mentitori anche se traditi, concependo una logica morale che penalizza solo gli spettatori.