Venezia 67: conclusioni

13/09/10 - Non capita spesso che un bravo regista sia anche un avido cinefilo. Casi clamorosi di anticinefilia...

Diario da Venezia – ultimo giorno

(Dalla nostra inviata Daria Pomponio)

13/09/10 – Non capita spesso che un bravo regista sia anche un avido cinefilo. Casi clamorosi di anticinefilia sono per esempio autori di culto del calibro di Werner Herzog e David Lynch, che da sempre predicano il verbo dell’astinenza dalle sale cinematografiche. Pertanto quando abbiamo saputo, qualche mese fa, che il presidente della giuria della 67. Mostra del Cinema di Venezia sarebbe stato Quentin Tarantino, una speranza ci ha scaldato i cuori: era lui l’uomo giusto, l’unico in grado di individuare e premiare l’originalità e il coraggio.

Pertanto un boato di delusione e una folata di sconforto si sono sprigionati ieri sera nella sala stampa del Festival all’annuncio del Leone d’oro a Somwhere di Sofia Coppola, un film grazioso, ma modesto oltre che, a nostro parere, il peggiore della filmografia della regista, che altrove aveva dimostrato maggiore audacia (Marie Antoinette) e sensibile intelligenza (Il giardino delle vergini suicide, Lost in Translation). Non ha convinto proprio tutti poi Balada triste de trompeta di Alex de la Iglesia, metafora circense e sanguinaria della vita al tempo della dittatura franchista. Ma non stupisce affatto che lo stile grottesco del film abbia sedotto Tarantino. La giuria gli ha assegnato ben due premi: Osella per la migliore sceneggiatura e Leone d’Argento per la migliore regia. Naturalmente ci ha fatto invece molto piacere l’Osella per la migliore fotografia data a Mikhail Krichman per Ovsyanki (Silent souls) di Aleksei Fedorchenko, film che già vi avevamo segnalato, giorni fa, come uno dei migliori del Festival. Gli applausi della stampa si sono poi sprigionati all’annuncio della Coppa Volpi per Vincent Gallo, interprete del bel film di Jerzy Skolimowski Essential Killing. Fedele al proprio personaggio, Gallo non si è presentato alla premiazione, a lui va la nostra stima e il nostro rispetto, ci auguriamo di ritrovarlo ancora seduto accanto a noi al tavolo di una trattoria economica del Lido, come è accaduto in questi giorni, anziché vederlo sui rotocalchi, immortalato mentre furoreggia a qualche evento mondano. Più che meritato poi, il Premio Speciale della Giuria assegnato sempre a Essential Killing (entrambi i premi sono finiti nelle salde mani del sorridente Skolimowski). Per quel che riguarda la Coppa Volpi per la migliore attrice non possiamo lamentarci, Ariane Labed, protagonista di Attenberg di Athina Rachel Tsangari , è una giovane e brillante promessa, che con grande naturalezza ha dato vita ad un personaggio sensibile ma prosaico: l’aspetto più convincete di un film tutto sommato poco originale. Abbastanza inutile invece, il Premio Mastroianni alla giovane attrice emergente Mila Kunis per Black Swan di Darren Aronofsky, il suo talento impallidisce, infatti, di fronte all’interpretazione della rivale in tutù Natalie Portman. Infine, chiudiamo questo excursus nei premi ufficiali con il Leone all’insieme dell’opera assegnato al regista indipendente americano Monte Hellman. Niente da eccepire a questo doveroso omaggio, ma non possiamo non segnalare la trita e sterile autoriflessività del film che Hellman ha presentato in Concorso: Road to Nowhere, per noi film delusione della Mostra.

Il peso esercitato da Tarantino nell’assegnazione di questi premi ha il sapore, a noi tristemente noto di un conflitto di interessi, ricordiamo a quanti non lo sapessero (ma la notizia oggi è su tutti i giornali), che Sofia Coppola è stata fidanzata con Quentin, mentre Hellman ne ha foraggiato l’esordio cinematografico con Le iene. Insomma, alla delusione, si aggiunge un pizzico di sdegno. Riteniamo infatti che la giuria di un Festival Internazionale abbia un potere non indifferente, un premio per alcuni film può fare la differenza, per altri no. Somwhere , per esempio, è già nelle sale nostrane e l’incremento degli incassi che si registrerà nel weekend successivo alla Mostra, andrà a tutto vantaggio della Medusa, che ha coprodotto e distribuisce il film. Sarebbe stato assai più coscienzioso, invece, premiare film importanti come Post Mortem di Pablo Larrain (sul golpe Cileno) o The Ditch (Il fossato) di Wang Bing (sui campi di rieducazione maoisti), film che ora ci paiono condannati a non trovare distribuzione. Speriamo di essere smentiti.