Venezia:Settimana della Critica

03/09/10 - ’ d’archivio, l’apertura di questa 25esima edizione della Settimana della Critica, che per...

(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)

03/09/10 – E’ d’archivio, l’apertura di questa 25esima edizione della Settimana della Critica, che per la sua inaugurazione ha optato per un titolo d’annata quale Notte italiana, film del 1987 di Carlo Mazzacurati. Una scelta che, da un lato si pone come un omaggio al regista padovano -particolarmente amato dai selezionatori- attraverso la riproposta della sua opera d’esordio, che si accompagna all’ultimo lavoro, La passione, presente in concorso, e al documentario fuori competizione Sei Venezia, ma dall’altro si assume il demerito di rivelare, o rivangare, a seconda dei destinatari, quella “certa tendenza” del cinema italiano fine anni’80-’90 che si sperava ormai rimossa, fatta di film dalle ambizioni autoriali, “carini”, talvolta impegnati, intimisti e leggeri, di una leggerezza ai limiti dell’inconsistenza. E così è Notte Italiana, dramma con venature di commedia, i cui maggiori pregio sono lo sguardo disincantato e poetico su un’aerea peculiare, quella del Delta del Po, e del variegato microcosmo che la anima, e l’effetto amarcord -tra flipper e videogiochi da bar, macchine per scrivere e Citrosodina- che ne provoca la visione oggi.

E’, invece, una storia d’amore della quale non si sentiva l’esigenza, quella proposta dalla francese Alix Delaporte, già vincitrice del Leone d’Oro per il miglior cortometraggio nel 2006, che quest’anno debutta con il suo primo lungo Angèle & Tony. Un po’ “essere donna oggi”, un po’ Green card, il film racconta l’incontro tra la bella Angèle, tormentata e dal passato turbolento, e il taciturno pescatore dai modi spicci Tony, sullo sfondo di un piccolo villaggio della bassa Normandia che trova nella pesca la sua risorsa principale. Nonostante l’inserzione per cuori solitari a fare da cupido, non è il lato sentimentale della relazione in fieri ad attirare la ragazza, quanto il lavoro e la stabilità sociale che il corpulento e tutt’altro che piacente Tony può offrirle, garantendole le condizioni necessarie per ottenere la condizionale e tentare di riavvicinarsi al figlioletto. Girato con stile asciutto e discreto, totalmente al servizio dei protagonisti, le cui ermetiche interazioni prevalgono sulle situazioni e azioni ridotte all’essenziale, Angèle & Tony, sacrifica l’aspetto più interessante, quello di una location poco vista e suggestiva, a favore di una dedizione totale ad una figura femminile che, presumibilmente, agli occhi dell’autrice sarà apparsa “dolcemente complicata” e impulsiva, laddove allo spettatore medio risulterà più facilmente scostante e fastidiosa.

Per tacere sul finale stucchevole e telefonato che giunge a perfetto corollario di un lavoro già nel complesso privo di sorprese.