Annunciata ieri la retrospettiva “La situazione comica (1937-1988)” curata dalla Biennale del Cinema in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia –Cineteca Nazionale, ente deputato alla promozione e preservazione del patrimonio cinematografico italiano, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
16/07/10- Come ridiamo. Perché ridiamo. Perché pensiamo che si rida, o si debba ridere. Che valore diamo al “comico”. Su questi interrogativi in tanti hanno cercato di fornire risposte. Umberto Eco, sull’ “Espresso” del 13 agosto 1967 scrisse: “Il perfido sfuggente inafferrabile nemico di tutti i filosofi è il riso. I più grandi pensatori sono scivolati sul comico. Sono riusciti a definire il pensiero, l’essere, Dio, ma quando sono arrivati a spiegarci perché un signore che scende le scale e improvvisamente scivola ci fa morire dal ridere, si sono avvolti in una serie di contraddizioni e ne sono usciti, dopo immensi sforzi, con risposte esilissime”. Poi si sofferma sulle difficoltà di fissare e definire gli effetti sociali del riso: il comico di destra, di sinistra, conservatore o rivoluzionario.
Il riso nel cinema italiano ha dovuto, visto il mezzo, confrontarsi con altri problemi anche se ha potuto contare dagli esordi sull’apprezzamento di molti intellettuali importanti, basti pensare ad Alberto Moravia che stimava la coppia Franco e Ciccio, Pasolini che chiamò Totò per uno dei suoi cortometraggio più poetici Che cosa sono le nuvole a Carmeno Bene che accettò diversi piccoli camei.
I critici cinematografici, da sempre si dividono sull’argomento. Chi ha cercato di analizzare il fenomeno, chi ha sempre etichettato quel genere di pellicole come prodotti commerciali di serie B, utili solo alle case di produzione per ottenere grandi guadagni e alimentare un cinema popolare mediocre.
“La retrospettiva di quest’edizione, dedicata al cinema comico italiano e in particolare ai suoi protagonisti – e in particolare ai grandi dimenticati-cercherà di fare il punto su cinquat’anni di cinema italiano” ha precisato il direttore Marco Muller presentandola alla stampa ieri. La 67a Mostra del Cinema di Venezia (1-11 settembre), in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia che cura il restauro di molte delle pellicole in programma, si porrà quindi un obiettivo molto importante prendendo in esame la comicità presente nei film dal 1937 al 1988, chiamando testimoni eccellenti di quel periodo: Monicelli, Indovina, Franca Valeri, Carlo ed Enrico Vanzina e popolari comici italiani che ci racconteranno come e quanto hanno ‘rubato’ da quel cinema: Abatantuono, De Sica, Montesano, Pozzetto, Verdone, Villaggio…
Il programma a cura di Marco Giusti, Domenico Monetti e Luca Pallanch (idealmente legato al lavoro di ricerca delle retrospettive “Questi fantasmi. Cinema italiano ritrovato” delle scorse edizioni) avrà luogo in Sala Volpi -la sala ‘storica’ del Lido -dove verranno presentati 20 lungometraggi oltre ad alcuni episodi, che ci permetteranno di ripercorrere le gesta dei più grandi comici italiani attraverso la scelta di un film che li rappresenti degnamente, in un arco temporale che va dagli anni ’30 fino alla metà degli anni ’70, quando l’avvento delle tv private ha cambiato radicalmente faccia alla comicità.
Si spazierà da L’onorata società, una delle prime prove della coppia Franchi-Ingrassia, lanciati da Domenico Modugno, qui attore e produttore, e diretti da uno dei futuri mattatori della Banda Arbore, Riccardo Pazzaglia (ricordiamo che nel 2004 sul duo comico Daniele Cripri e Franco Maresco presentarono fuori concorso alla Biennale un film documentario, ricostruendo anche gli sketch degli esordi in strada dei due comici palermitani), all’inedito Gassman de Lo scatenato di Franco Indovina con una piccola parte affidata a Carmeno Bene. Il programma che avrà luogo in Sala Perla include 7 lungometraggi, ed sarà più legato alla contemporaneità (anni ’70-’80).