(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)
29/06/10 – Ieri la 46ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro si è chiusa con l’incontro tanto atteso con Carlo Lizzani, evento speciale di quest’edizione che verrà ricordata sicuramente per la vasta rassegna dedicata al cinema russo che il direttore Giovanni Spagnoletti ha iniziato a pensare anni fa’ perché gli avvenimenti storici degli ultimi trent’anni hanno logicamente cambiando anche il registro narrativo cinematografico russo ed era importante provare ad analizzarli attraverso le opere e gli autori, attori, critici e produttori, protagonisti di questa “nuova ondata’.
Ma è indubbio che nell’omaggio a Lizzani quest’edizione veda il suo passaggio più significativo perché, come si dice anche nell’interessante volume che accompagna l’evento: “Carlo Lizzani. Un lungo viaggio nel cinema” a cura di Vito Zagarrio, “finalmente il nostro Paese omaggia e da valore al percorso di un autore che è sempre stato giudicato ‘minore’”. “Io credo molto in questa manifestazione di Pesaro perché potrebbe essere quella che mi legittima definitivamente e mi consente di fare un bilancio della mia vita” dichiara lo stesso Lizzani che punta l’attenzione sul suo iter attraverso tutti i generi da una parte, e attraverso le varie “metriche” dall’altra, vale a dire tutte le lunghezze del film, dal piccolo documentario al lungometraggio alla lunghissima fiction per la televisione. Zagarrio, che nell’intervista che apre il volume ricco dei contributi di studiosi e critici di più generazioni: da quella dei veterani Brunetta, Bispuri, Pellizzari, Gosetti, Fiori a quella dei giovani De Sanctis, Meale, Curti, Starace, Silvio Grasselli, ha la bravura e l’attenzione di interrogarlo sul suo mestiere di regista -facendolo rapportare con le tecniche usate per diversi suoi film- e chiedendogli allo stesso tempo un’analisi critica di determinate scelte. Quindi senza tralasciare il Lizzani teorico, autobiografo, memorialista e critico cinematografico attento e preciso e il Lizzani operatore culturale perché, ricordiamo che nel 1947 fu tra i fondatori della ficc, la federazione italiana dei circoli cinematografici che diede un’importante contributo alla libera circolazione e la conoscenza critica della produzione filmica italiana e negli anni si è espansa diventando una realtà internazionale apprezzata.
La teoria portata avanti punta proprio sulla sua versatilità e completezza intellettuale come i mezzi che hanno permesso a Lizzani di affrontare tutti i gangli della macchina- cinema. “Molti registi della sua generazione sono al palo, spesso incapaci di interpretare la nuova realtà, a-ideologica e globalizzante, degli anni duemila; Lizzani, invece, continua a muoversi senza rinunciare alla coerenza e all’onestà intellettuale, con un acume analitico e una “saggezza” politica che gli permette di mettere insieme “vecchio” e “nuovo” cinema”.
Lizzani ricorda i suoi inizi e i suoi maestri: Rossellini, De Santis e il cinema americano.“Si tratta di registi che sono considerati all’estremo opposto dal punto di vista del loro linguaggio specifico: Rossellini asciutto, essenziale; De Santis accusato a volte di essere addirittura barocco. Io forse ho un percorso a metà strada tra questi due estremi. Però certamente uno studioso attento può cogliere che rapporto tra individuo e coro mi è venuto da De Santis. Senza comunque dimenticare il dinamismo dell’azione appreso soprattutto attraverso grandi registi quali Ford e Hawks“. Lizzani ricorda e progetta ancora visto che spera di coronare presto il suo sogno di raccontare il secolo breve attraverso le sequenze dei suoi film.