Sguardi sonori – Cosa voglio di più
Dentro i vicoli musicali di Milano
(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)
26/05/10 – Il nuovo film di Silvio Soldini, Cosa voglio di più, presentato al Festival di Berlino non ha convinto molto la critica italiana, pur dimostrando la bravura del regista nel girare, nel raccontare soprattutto personaggi diversi. Se c’è una cosa però, che nei film di Soldini non delude mai è la musica, grazie alla solidissima collaborazione del regista milanese con il compositore Giovanni Venosta.
Udinese quasi cinquantenne, Venosta ha musicato quasi tutti i film di Soldini e la collaborazione è proseguita fino a quest’ultimo lavoro in cui, le tradizionale venature solari e folk entrano prepotentemente in un’atmosfera urbana, elettrica, dominata dalla chitarra e dai riverberi, da suoni moderni e da una scelta di generi che alla modernità urbana guarda esplicitamente, mettendosi tra rock, blues e cupezze strumentali. Taxi fermo sul la in apertura segnala immediatamente le varianti e le scelte di venosta, che si sposta a una musica più da band, suonata da strumenti pop e rock, aprendosi a una classicità e a una sorta di modernariato delle forme che arriva fino al blues elettrico di Cosa voglio? E alle intenzione etno-funk di Taxi Mandolini, citando Joe Cocker (Di più with a Little Help from My Friend) e ripescando un vecchio brano di Mina scritto da Michelangelo Antonioni (Eclisse Twist), punto di riferimento per la visione urbana di Soldini.
Ponendosi quindi come narratore di un presente che non riesce a staccarsi dai borghesi valori degli anni ’60, Soldini si fa accompagnare e trascinare più di una volta dalle belle, intense e appassionate composizioni di Venosta, che riescono a dare un’aura penetrante e internazionale a una metropoli che pare, per colori e stile di vita, succursale della provincia profonda, quella in cui tutti sono perdenti.